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Ecco perché la pace non ha prezzo

La convivenza pacifica tra i popoli è il bene più prezioso e premessa per lo sviluppo economico ed umano: le energie umane e materiali vengono impiegate per la ricerca  per la salute, per la ricerca scientifica, per lo sviluppo economico, per le arti, per le produzioni e commerci. Al contrario, le guerre, distruggono tutto ciò di costruttivo e buono che c’è nel genio umano, portano alla distruzione delle sue opere, delle risorse accumulate dalla laboriosità, delle vite umane; cancella l’umanità nelle persone. Provoca una deviazione irreparabile dal destino della nostra vita, donataci dall’Onnipotente. Dunque la Pace non ha prezzo, e la sua assenza provoca pene incalcolabili assai difficili da riparare: quelle morali, economiche, esistenziali.

Ottenere la pace, però, richiede attenzione, vigilanza, cura, discernimento. Non basta proclamarla; ha bisogno di cura giornaliera come una pianta da frutto, ma che soffre anche anche di componenti tossiche ed esposizioni errate. E quando si ammala ha bisogno di cure talvolta drastiche: ed infatti può deperire, fino a morire a causa della totale incuria. Ed infatti la pace si può perdere in molti modi e più motivi, così come svariate sono i modi per riottenerla. La guerra, anch’essa, può essere mossa da violenti che hanno propositi di conquista e sottomissione, o vi si può essere trascinati per difendersi da questi. Dunque pace e guerra hanno svariate facce e non distinguerle rendono più lunghi i conflitti, così i compromessi che conducono alla necessaria coesistenza pacifica. Ed infatti proclamarsi amanti della pace senza giudicare o agire in opposizione a quello che la compromette dai primi segni di violenza, è incauto e può essere tecnicamente complice dell’aggressore. Ad esempio, la Russia prima di aggredire illegalmente l’Ucraina, l’aveva fatto già fatto in Georgia e Cecenia. Prima di dirigere i carri armati verso Kiev 3 anni fa, aveva già 8 anni prima occupato la Crimea, nell’acquiescenza generale. Questi fatti, purtroppo, non provocarono proteste delle piazze e delle cancellerie, per la totale irrisione rispetto ai trattati internazionali. C’è da chiedersi quanto il disinteresse abbia incentivato questa sanguinosa guerra.

Solo ora con insistenza si chiede pace, ma può risultare una amara beffa; se non si precisano i termini con rigore, appelli sacrosanti possono trasformarsi in segnali di debolezza che Putin il violento può usare a suo favore. Prendiamo ad esempio le affermazioni di Trump sulla necessità sacra di interruzione delle ostilità, mantra ripetuto da anni e soprattutto durante la campagna elettorale presidenziale che ha vinto. Non ha certo incoraggiato i russi ad attenuare le operazioni conflittuali; ma ha rappresentato il segno che l’Ucraina fosse isolata. Così si spiegano l’accentuato ritmo dei bombardamenti, i più pesanti dall’inizio del conflitto. Ed allora la nostra speranza è e sarà sempre la pace. Ma la pace richiede vigilanza e responsabilità, come indica l’Evangelista Matteo nel 10,6 nel Nuovo Testamento: “Siate dunque prudenti come i serpenti, e semplici come le colombe”. Secondo l’eremita Santa Sincletica, essere prudenti come serpenti significa dirigere con astuzia il pensiero contro le sue trappole.

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