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Ecco da dove nasce la capacità di perdonare

Giappone

Foto di Jametlene Reskp su Unsplash

Il Signore ha sempre una prospettiva diversa dalla nostra. Per questo abbiamo bisogno della conversione, per passare dal nostro modo di pensare, basato sulla giustizia, a quello di Dio, fondato sull’Amore. Il perdono, come dice la parola, non è un’opera nostra, ma è un dono di Dio. Non è nelle nostre capacità, non ce la possiamo fare da soli. In noi deve nascere il desiderio di perdonare che è frutto dell’esperienza del perdono che noi riceviamo dal Signore, un perdono senza limiti, senza condizioni, con una fiducia che quasi ci scandalizza: ma poi il poter perdonare è un’opera che compie in noi lo Spirito Santo.

La parabola del servo spietato infatti mostra come la capacità di perdonare nasca dal riconoscersi peccatori davanti a Dio; è l’incontro con la misericordia di Cristo che ci rende possibile perdonare il prossimo. Donare il perdono per chi è stato ingiusto con noi, essere liberati dal risentimento o dall’odio che amareggiano la nostra vita, ci restituisce la Benedizione di Dio, la Sua benevolenza.

Se chiedessimo al Signore questo dono, invece della giustizia, i matrimoni in difficoltà, le amicizie o quei rapporti familiari rovinati da interessi o invidie si potrebbero salvare: quello che unisce una coppia di sposi non è non litigare mai, ma saper riconoscere i propri errori, accettare quelli dell’altro, chiedersi perdono. Per questo abbiamo bisogno di Cristo: il perdono ricostruisce quello che tante volte noi abbiamo rovinato.

San Giovanni Crisostomo, che la Chiesa ha ricordato mercoledì scorso, nel suo commento al Vangelo di oggi scriveva: “Ma tu dici che sei stato offeso dal tuo nemico. Ebbene, abbi compassione di lui e non odiarlo; compiangilo vivamente, non disprezzarlo. Infatti, non sei stato tu ad offendere Dio, ma lui; tu, invece, hai acquistato gloria se hai sopportato con pazienza il suo odio” (Omelie su Matteo 61, 5).

mons. Antonio Interguglielmi: