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E se fossero i bambini i veri maestri?

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“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano” è un passaggio de “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, un racconto scritto per i bambini che andrebbe però letto dai grandi proprio per ricordarsi quelle emozioni intense e assolute che solo a quell’età si è in grado di provare.

I bambini non si pongono limiti, hanno il dono della creatività e si adattano agli imprevisti meglio degli adulti, ma soprattutto amano senza vincoli, freni o sovrastrutture. Amano e basta, con quella purezza che poco alla volta la vita e le brutte esperienze rubano senza che nessuno se ne accorga, trasformandoci in adulti cinici e incapaci di sperare.

Ecco perché proprio dai bambini arrivano esempi di comportamenti virtuosi che illuminano anche queste settimane di dolore e di quarantena per la pandemia da coronavirus. Mavì ha nove anni. Viene da Crevalcore in provincia di Bologna. Aveva dei lunghi e bellissimi capelli rossi ed ha deciso di tagliare la sua chioma di settanta centimetri per trasformarla in una parrucca da donare alle pazienti oncologiche. Un gesto di amore e di gratuità che non è passato inosservato al Quirinale ed il capo dello stato Mattarella ha deciso di insignirla del titolo di Alfiere della Repubblica. Tra coloro che si sono distinti come “costruttori di comunità, attraverso la loro testimonianza, il loro impegno, le loro azioni coraggiose e solidali” ci sono altri bambini.

Nove anni ha anche Elena che vive Nola. Ha realizzato un video nel quale richiama la sua città e la società intera al rispetto nei confronti di chi come lei deve fare i conti con barriere architettoniche o con la mancanza di sensibilità di qualche concittadino maleducato. Tra gli “Alfieri” premiati dal presidente Mattarella ci sono ragazzi e giovanissimi che realizzano con semplicità e senza pensare di dover essere per forza degli eroi, dei gesti di quotidianità che sono “naturali” nei bambini e nei ragazzi, ma che poi si perdono strada facendo nel mondo degli adulti. Esempi di “ordinaria genialità” che devono far chiedere a noi grandi: perché non ci abbiamo pensato anche noi? Come quando leggiamo di Diego, 15 anni di Genova, che ha inventato un gelato che può essere mangiato da chi è affetto dal morbo di Crohn.

O di Loris, 14 anni, che ha realizzato una cintura per aiutare i non vedenti ad orientarsi nel movimento grazie a un sistema di sensori a ultrasuoni.  E l’elenco potrebbe continuare con i tanti bambini e giovani che tutti i giorni realizzano piccoli e grandi gesti di eroismo. Davvero ritornare come loro sarebbe una straordinaria conquista per il mondo dei grandi, abituato a correre troppo in fretta senza fermarsi a pensare nemmeno per un pò. Senza ricordarsi i sogni e le fantasie di quando si era piccoli. Bisogna imparare a specchiarsi più spesso nei bambini, soprattutto se abbiamo l’ambizione di essere un esempio per loro.

Susanna Lemma: