Linguaggio semplice, schematico, insistente sui punti cardini della sua comunicazione: si è svolta così la magistrale comunicazione di Mario Draghi al consueto Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini.
Ha dato dimostrazione che le persone che hanno una grande preparazione scientifica, con ampia esperienza, ed autonomia delle grandi personalità, possono comunicare efficacemente senza retorica, senza diffondersi nel sostenersi nella comunicazione con nozioni tecniche, sostanzialmente comunicando in modo asciutto.
Alcuni commentatori hanno detto che la sua relazione è stata efficace ma banale nelle indicazioni, ma non è così. Mario Draghi al meeting è riuscito ad esprimere il meglio della cultura economica e politica, legata saldamente a quell’umanesimo che fa del pensiero sociale europeo un riferimento indispensabile per combattere il populismo e l’economia non governata dalle esigenze di progresso utile al destino dell’uomo.
Insomma con il suo discorso, più che dare degli avvertimenti al governo come scrivono taluni giornali, ha voluto appellarsi a favore di tutti i governanti e soggetti sociali che hanno intenzione di accettare le sfide odierne mondiali, europee, italiane.
Innanzitutto ha spiegato che i cambiamenti veri avvengono con l’individuazione di una idea che matura prima dello sviluppo dei problemi, o almeno concomitante, con una filosofia di fondo sorretta dal coraggio indispensabile per saperla piegare agli eventi.
Non per caso ha ricordato De Gasperi, Adenauer, Schuman, quali soggetti attivi nella ricostruzione del dopoguerra e nella edificazione dell’Europa, che oggi soprattutto alla luce della esperienza della pandemia, deve progredire riscrivendo i patti sinora utilizzati ed affrontando l’ultimo nodo rimasto per far progredire il vecchio continente: un autonomo bilancio autonomo reso stabile da una propria fiscalità.
Altro caposaldo del ragionamento ha riguardato la riscrittura di un nuovo ordine giuridico mondiale che recuperi il terreno perso sull’ambiente, sul rispetto della dignità dell’uomo, delle regolazioni della finanza.
Giustamente ha indicato proprio nei paesi più potenti del mondo, USA e Cina, i responsabili dei passi indietro fatti rispetto i trattati internazionali, sui temi cruciali della protezione dell’ambiente, sulle regolazioni dei commerci internazionali, sulle regolazioni sul potere finanziario che vanno aggiornate e riscritte.
Poi, sulle questioni di casa nostra, ha insistito su due punti delicati e decisivi per la ripresa dello sviluppo: concepire il debito solo come occasione di investimento capace nel ciclo del suo impiego e resa di ammortizzare il debito stesso, con l’aggiunta di guadagni utili a rimettere in moto il regolare svolgersi dello sviluppo economico; la istruzione e formazione quali ambiti, i più potenti, per dare gambe e fiato alla corsa per conquistare mete necessarie per rilanciare con la qualità le produzioni industriali e dei servizi italiani nella competizione globale.
Giustamente ha più volte messo l’accento sul ‘debito buono’ che prenda il posto dal ‘debito cattivo’, quale presupposto decisivo per risparmiare al paese il baratro. Certo, non ha dato ne pagelle, ne indicato esperienze negative in particolare; ma tutti sappiamo che i debiti cattivi, anche se in questi ultimi tempi sono cresciuti sensibilmente, sono stati imposti da politiche elettoralistiche, almeno da più di vent’anni.
Credo che le parole pronunciate da Mario Draghi lasceranno il segno, almeno per quelle realtà culturali di buona volontà, che intendono dare battaglia per riportare la nostra comunità nel sentiero della solidarietà e della buona economia, della buona politica perché orientata al dialogo e non alla contrapposizione, dell’amore verso il prossimo nel tendergli la mano nel bisogno facendogli posto a tavola, per chi crede che l’Europa, nella propria costruzione finale, possa offrire prospettive di benessere agli europei, ma anche agli altri popoli che invocano democrazia e libertà , soggetti come sono a regimi dittatoriali.