L’autunno caldo, nel lessico della politica, è una delle immagini più ricorrenti per raccontare il classico scontro fra sindacati e governo in carica, squadernato puntualmente nei mesi estivi. E’ un po’ come se il dibattito politico di casa nostra vivesse di stagioni ricorrenti e codificate, a prescindere dalla coalizione che regge l’esecutivo in carica. E anche questa estate non sfugge alla regola. I sindacati, a partire dalla Cgil, paventato già scioperi generali e grandi mobilitazioni, e non tanto per tentare di dare la spallata al governo, altro classico del lessico della politica, quanto per catalizzare l’attenzione e animare il dibattito. Al di là delle liturgie, e delle strategie, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla ripresa di settembre dovrà vedersela anche con loro, con i sindacati, pronti a dare battaglia sul salario minimo e contrattazione aziendale. Ma l’eventuale braccio di ferro, o confronto a distanza, con le organizzazioni dei lavoratori, decise a tornare al centro della scena, non sarà certo il tema dominante dell’agenda del governo. Sarà un capitolo, sia pur importante, ma non certo determinante. Anche perché Confindustria, sul punto, vorrà dire la sua, nella convinzione che un’imposizione salariale per legge rischia di mettere in difficoltà il sistema economico, penalizzando gli stessi lavoratori dipendenti. Un tema dunque, non il tema.
Perché in agenda, la Meloni, ha già evidenziato altro con il pennarello giallo. E di quello che considera strategico potrebbe già parlarne con i suoi ministri il prossimo 28 agosto, quando il primo Consiglio dei ministri post-vacanze formalizzerà la fine della pausa estiva e la ripresa dell’attività politica (anche se per Camera e Senato se ne riparlerà la settimana successiva). Sarà il prologo di un autunno politicamente intenso, soprattutto per il corposo numero di dossier che il governo dovrà affrontare (alcuni dei quali sono sul tavolo da mesi e dunque in attesa di una rapida soluzione, come il Mes e il Pnrr). Un vero e proprio “imbuto” per Giorgia Meloni, che avrà pure il problema di dover gestire una fittissima agenda internazionale. Tra settembre e ottobre, la premier, sarà non solo ad Atene (bilaterale con il premier Kyriakos Mitsotakis), Granada (vertice della Comunità politica europea) e Bruxelles (Consiglio europeo), ma anche a New York (assemblea generale delle Nazioni Unite) e New Delhi (G20). Un filotto piuttosto impegnativo, soprattutto considerando quanto la premier ci tenga a gestire in prima persona tutti i dossier. E quelli sul suo tavolo al ritorno dalle ferie saranno molti e spinosi. A partire dal capitolo economico, con la Nota di aggiornamento al Def da presentare alle Camere entro il 27 settembre per poi mettere mano alla prima vera legge di Bilancio a firma Meloni (quella dello scorso anno, causa i tempi strettissimi, fu sostanzialmente ereditata da Mario Draghi).
A parte i delicatissimi dossier Tim, Ita e Montepaschi, altro fronte in agenda sarà quello del salario minimo. Non tanto perché dal governo ci sia una disponibilità ad accogliere le proposte dell’opposizione, quanto perché il tavolo agostano impone comunque al governo di presentare un qualche tipo di proposta. Come un altro dossier caldo sarà quello della tassa sugli extra-profitti delle banche. Una decisione che ha fatto mugugnare Forza Italia, che quando il decreto legge arriverà alle Camere è pronta a presentare emendamenti. A proposito di decreti, per il primo Consiglio dei ministri di settembre, il legislativo del Viminale è già al lavoro a un dl sicurezza che ha l’obiettivo di rafforzare dotazioni e organici delle forze di polizia, inasprire le pene per gli autori di azione violente contro le forze dell’ordine e rendere più facile l’espulsione di richiedenti asilo che compiano reati violenti. Un altro decreto, dopo i due del 7 agosto, con il Quirinale che più volte ha auspicato un ridimensionamento della decretazione d’urgenza. A proposito di immigrazione, peraltro, settembre sarà anche il mese di un bilancio definitivo degli sbarchi del 2023. Agosto, infatti, è storicamente il mese in cui le statistiche fanno registrare il picco degli arrivi, che già ad oggi (dato del ministero dell’Interno del 14 agosto) sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: quasi 100mila contro i 48 mila del 2022. Ma settembre sarà anche il mese per fare il punto sullo stato di attuazione del Pnrr e sui fondi per l’alluvione in Emilia Romagna. Lo scontro tra il governatore, Stefano Bonaccini, e la premier (il primo dice che da Roma non sono arrivati rimborsi, la seconda replica di aver stanziato miliardi ma che è la regione a rallentarne l’erogazione) difficilmente potrà cadere nel vuoto. Infine le questioni europee, dal via libera al tanto discusso Mes fino al nodo balneari. Il tutto con sullo sfondo la competizione interna al centrodestra che si aprirà in vista delle Europee di giugno (la Lega, per esempio, tornerà a spingere sull’autonomia differenziata e, quindi, sull’approvazione dei Lep). Per non parlare della riforma della Giustizia, altro dossier sensibilissimo e sui cui in questi mesi si sono forse registrate le maggiori tensioni.