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Don Oreste Benzi, la vita del Servo di Dio vissuta per dare voce a chi non ha voce

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Nella notte tra il 1 e il 2 novembre 2007, don Oreste Benzi lasciava la vita terrena e saliva al cielo. E’ stato un bambino, uno di noi, cresciuto in una famiglia povera. Ha sentito la bellezza della chiamata al sacerdozio piccolissimo, a soli 7 anni. Ha avuto una vita di seminario significativa, con delle figure di padri spirituali, di vescovi, che lo hanno entusiasmato, per la passione con cui davano la vita per il popolo di Dio, nel vivere il Vangelo. Quindi è cresciuto in una vita essenziale, povera e sobria, ma ricca di gioia, di serenità, di relazioni significative che ha trasmesso, man mano che cresceva la sua esperienza umana, di sacerdote. Ha trasmesso questo dare vita e anima sotto il soffio di uno Spirito Santo a una comunità, ha voluto proprio un popolo che fosse in questa società, in questo tempo, lievito, fermento, soprattutto stando dentro il mondo, con le persone più povere, più emarginate, gli scartati, dando loro la dignità di figli di Dio.

Per don Oreste è in corso il processo di beatificazione, lui è già Servo di Dio. La Comunità Papa Giovanni XXIII, ha camminato con il suo fondatore, percependo tutta la bellezza della storia di Dio nella sua umanità. Lui sapeva accogliere, ascoltare, stare vicino. Per noi ha vissuto, se possiamo dire, da santo nel senso che ha vissuto la gioia del Vangelo. Poi la Chiesa, attraverso uno studio attento – come è giusto – della sua vita, delle sue opere, delle sua spiritualità abbia riscontrato delle virtù eroiche, che ha vissuto donando tutto sé stesso nella preghiera, nell’attenzione ai poveri, nella giustizia sociale, nell’amore alla Chiesa, nel saper essere voce di chi non ha voce davanti alla politica, ai potenti, questo è un riconoscimento importantissimo perché la Chiesa vuole che questa sua persona sia conosciuta da tutti.

Don Oreste è morto oramai da tredici anni, ma i suoi insegnamenti sono ancora molto attuali. Lui era molto fedele al Vangelo, alla tradizione, con una chiarezza di pensiero, di intelligenza, fedeltà alla catechesi che la Chiesa ha tramandato. Sapeva anche cogliere l’importanza di essere vino nuovo in otri nuovi, cioè di essere questa speranza nuova in un mondo molte volte segnato dalla sofferenza, dal degrado, anche da tante situazioni di morte. Il suo messaggio, più tempo passa e più diventa attuale.

Gesù diceva quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me ed è bene per voi che io me ne vada così vi manderò il mio Spirito. E anche il cristiano, il credente, in questo caso don Oreste, essendo in cielo, in Paradiso con Dio Padre, ha una potenza ancora più forte di quando era sulla terra. E’ la potenza della comunione dei santi, per cui lui può arrivare dove, al contrario di quando era in questo tempo, in un corpo mortale e fragile, prima non riusciva. E anche lui era solito dire: “Quando sarò in Paradiso sguinzaglierò gli Angeli più tremendi per non darvi pace affinché non cessiate di vivere la vostra vocazione“.

Paolo Ramonda: