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Il dolore di papà Grillo…ma anche degli altri

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Ciro, il figlio di Beppe Grillo, è accusato, insieme ai tre suoi amici, di avere stuprato, due anni fa, una ragazza Italo svedese conosciuta a Porto Cervo. Se sia vero o no, nessuno di noi lo può dire; in quella casa noi non c’eravamo. Per questo motivo l’unica cosa sensata da fare è attendere pazientemente che la magistratura faccia il suo lavoro. Intanto, come ogni italiano, anche Ciro Grillo e i suoi amici devono essere ritenuti innocenti fino a condanna certa.

Regole elementari, dette e ripetute, che valgono – o dovrebbero valere – per tutti. Su questa triste vicenda, invece, è cascato “un asino grande quanto un rinoceronte”. Beppe, infatti, non ce l’ha fatta a rimanere in silenzio ed è sbottato, pubblicando un video sui suoi canali social. Grillo, persona intelligente e scaltra, ben sapeva che le sue esternazioni – che sarebbero state perdonate a un qualsiasi padre addolorato per la sorte del figlio – avrebbero suscitato un vespaio. Lui non è una persona qualsiasi. Così, infatti, è stato. Per Grillo, suo figlio è innocente; naturalmente, così dicendo, pur senza volerlo, sta accusando la ragazza di aver denunciato il falso.

Del tutto logica la reazione della ragazza stessa e dei suoi genitori. Nella vita ogni cosa che pretendiamo in più per noi – quando non ci spetta – la stiamo sottraendo a qualcun altro. Per questo motivo, a un certo punto dice: “Arrestate me …” ben sapendo che quelle parole non hanno alcun senso. Nessuno padre, infatti, pur volendosi sacrificare, può scontare la pena inflitta al figlio.

Il vespaio suscitato da Grillo si è, immediatamente, diviso in due parti: da un lato coloro che gli danno ragione, dall’altro coloro che gli danno torto. E fin qui niente da eccepire, ognuno ha il diritto di esprimere il suo parere come meglio gli aggrada. Il fatto è che coloro che gli danno ragione sono tutti appartenenti o simpatizzanti del fortunato Movimento da lui fondato; viceversa, chi gli salta addosso, non può che stare dalla parte opposta.

Come sovente accade, quindi, non è tanto la verità, da ricercare e volere a tutti i costi, che interessa, ma la vittoria dell’ideologia professata. O con me o contro di me.

Da parte nostra vogliamo esprimere a Grillo solidarietà ed empatia in quanto padre in ansia per le vicende processuali del figlio. Saremmo, naturalmente, felici se Ciro e i suoi amici fossero riconosciuti innocenti perché veramente innocenti; se quell’obbrobrio, che proprio non vuol morire, che è la violenza sulle donne, in quella casa, in quelle ore, non fosse mai avvenuto. Viceversa, se lo stupro ci fu, non solo è giusto che i colpevoli vengano riconosciuti tali e puniti, ma sarebbe davvero bello che le prime parole di condanna fossero espresse proprio da Beppe Grillo e dai grillini. Lo so, è difficile.

Quando i sentimenti di affetto e di amicizia si intrecciano con la sete di giustizia e di verità è sempre difficile il discernimento. Ma è possibile. Abbiamo, dunque, anche noi notato, come tanti altri osservatori, che le motivazioni che adduce Grillo per giustificare il figlio non si reggono in piedi. Lui, per esempio, col suo modo di fare che tutti conosciamo, aggiunge: “Perché non li avete arrestati subito?” ben sapendo che, a norma di legge, nessuno avrebbe potuto farlo.

In questo momento, sarebbe opportuno, se amici e nemici di Grillo mantenessero la calma per poter essere più obiettivi e non aggiungere sofferenza a sofferenza. I sentimenti di ansia e di dolore dei congiunti per la sorte di un loro caro vanno sempre rispettati, anche quelli della famiglia Grillo. La cosa positiva da cogliere in questa storia è l’amore sviscerato di un padre per il proprio figlio, al punto tale, da mettersi in piazza diventando il bersaglio di tanta gente.

Certo, perché Grillo, come abbiamo già detto, mentre registrava il suo video, ed esprimeva quei pensieri facilmente contestabili, era ben cosciente di come avrebbero cavalcato quel cavallo i suoi avversari politici o chi aveva qualche vecchio sassolino nella scarpa da togliersi. Niente da fare, allora, per adesso. Occorre solo armarsi di pazienza e aspettare che Ciro venga processato come ogni altro giovane italiano. L’essere il rampollo di Beppe Grillo non deve apportargli nessun beneficio e nessuno privilegio. Ma, aggiungerei volentieri, nemmeno nessuna gogna mediatica dovuta alla vita pubblica di suo padre.

Padre Maurizio Patriciello: