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DOCENTI INDECENTI

Suona la campanella della “buona scuola” in Italia per milioni di bambini e adolescenti chiamati a compiere un impegno che spesso viene ridotto solo a un dovere. Mi dicono gli insegnanti, quelli che soffrono per il mal funzionamento dell’impianto scolastico, che “i ragazzi oggi sono molto più demotivati di quelli di dieci anni fa” e che è diventato quasi impossibile ottenere la loro concentrazione e interesse. “Durante le lezioni vengono continuamente richiamati a non usare i telefonini e a nulla servono i vari ‘rimproveri'”.

La violenza verbale e la totale mancanza di rispetto è il modus operandi più comune di porsi e purtroppo gli insegnanti si sentono frustrati nell’incapacità di educare. Sappiamo d’altronde quanta divisione vige tra genitori e professori e come ci sia una sostanziale resa alla formazione della persona. Il risultato è che gli studenti sono abbandonati a se stessi; d’altra parte alcuni docenti sono diventati indecenti perché
vivono l’insegnamento senza passione, con nevrosi, mostrandosi anche ridicoli agli occhi dei ragazzi. Mentre dovrebbero mettersi in ascolto dei propri alunni capita che sono i ragazzi a doverli compatire nei loro tanti momenti di sfogo e di depressione. Insegnanti derisi per il vizio del gioco, per la dipendenza dall’alcol, stralunati, politicanti, affaristi…se ne vedono di tutti i colori!!

Non ci sono quindi solo le mura decadenti della scuola ma anche un inquietante squallore morale e culturale impostato dalla negligenza della pubblica istruzione. Il risultato di tutto ciò è il disprezzo che gli alunni sentono per loro e la beffa alimentata da uno stato di isolamento, a volte anche di vergogna di chi dovrebbe invece rappresentate un punto di riferimento saldo e credibile.

Purtroppo la scuola si riduce in molti casi in un contenitore vuoto, senza valori e soprattutto dimenticando la centralità della persona aldilà di tutti i programmi scolastici. C’è ancora chi crede che il metodo della competizione sia il più valido. La scuola del profitto infatti punta tutto sull’importanza del voto: chi ha la migliore valutazione conquista la stima dell’insegnante formandosi alla falsa cultura dell’individualismo e della solitudine, tramutando così il luogo dell’incontro più umano in quello dell’esclusione ed emarginazione.

Altra cosa è impostare l’insegnamento sul primato e la dignità dell’essere umano che è soggetto attivo di talenti da scoprire, indipendentemente dalle sue capacità intellettive. Il segreto della vera formazione si può attuare solo attraverso la relazione, quella autentica, tra educatore e studente così che il professore non esercita il potere sui suoi allievi, ma lo divide con essi, diventando autorevole senza essere autoritario. Tutto ciò richiede un atteggiamento sicuramente contro corrente; il ritorno alla passione dell’insegnamento condividendo il cammino dei ragazzi diventando più maestri di vita coerenti che semplici erogatori di informazioni.

La capacità di valorizzare le differenze e i singoli doni sono il vero principio di una buona scuola, molto diversa da quella pensata dai nostri politici, proprio come riuscirebbe a fare un buon direttore di orchestra dovendo mettere insieme tanti strumenti diversi tra loro per creare un armonia straordinaria. Ci sono insegnati veramente in gamba, amati e apprezzati dai propri studenti perché fanno respirare il proprio impegno come una missione. La classe in tal modo si trasforma in una vera comunità di vita dove si cerca e si ricerca insieme, cooperando in un clima di accoglienza reciproca.

Anche la persona più disagiata o il cosiddetto disabile grave diventa un grande dono, una risorsa e un’opportunità di crescita umana e interiore.. In questo contesto le famiglie restano l’ente educativo primario e quindi non si riducono ad essere i clienti della scuola ma i primi collaboratori per una più efficace formazione delle giovani generazioni. Insomma una scuola abbastanza diversa dagli standard attuali…Un’utopia?

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don Aldo Buonaiuto
don Aldo Buonaiuto
Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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