Sono tornati gli anni della violenza: secondo il Global Peace Index mai così tante guerre sul nostro pianeta dal 1989. Dalla fine, vale a dire, della Guerra Fredda: fu il trionfo della democrazia, della giustizia, della pace. Ora tutto questo rischia di sparire. Chiediamoci perché. Intanto auguriamo a Donald Trump buon lavoro: se dovesse riuscire a portare alla fine la guerra in Ucraina saremo felici di riconoscerglielo, ma fino a quel giorno sarà difficile rinunciare ad una dose di scetticismo. Finora ha dimostrato poco più di una confusionaria ansia da prestazione; ma noi non disperiamo. Auguriamogli anche di avere successo in Medioriente, ora che anche la Siria è tornata nell’elenco degli stati falliti. Un doppio successo ridarebbe respiro alla comunità internazionale e autorevolezza agli Usa ed entrambi ne hanno tanto bisogno, dell’uno come dell’altra. Sarebbe infatti come tornare in qualche modo ai good old days in cui esisteva una democrazia leader che, non immune da pecche anche gravi, riusciva ad essere faro per gli altri, allargando a dismisura il novero dei paesi democratici (mai così tanti dopo il fatidico 1989) e la stabilità dell’orbe terraqueo.
Ma poi venne il 2001 ed iniziò un processo involutivo che ha portato, contemporaneamente, alla restrizione delle libertà all’interno delle democrazie mature come ad una nuova aggressività nelle relazioni internazionali. Waterboarding e democrazia illiberale, ecco in sintesi cosa è accaduto. L’idea che non debbano esserci più pesi e contrappesi, nei singoli stati come nella comunità internazionali: quindi via il controllo dei parlamenti sui governi e addio alle Nazioni Unite, ridotte ad inutile orpello della riva dell’Hudson River. Chi è eletto non governa: comanda. Chi comanda non deve avere ostacoli, né dentro né fuori. Ecco quindi che la democrazia si fa sempre meno liberale e sempre più autocratica, un brodo di coltura in cui sguazzano i tiranni. Persino Putin vince le elezioni, persino il presidente sudcoreano si sente forte abbastanza da tentare di sciogliere il parlamento con un tratto di penna. Leader autocratici e deboli che prosperano sulla crisi del sistema democratico, fine del metodo del dialogo internazionale a favore dell’autoaffermazione dell’ego personale e nazionale. Non ci si stupisca che le guerre siano così tante, così cruente.
Ottant’anni fa la Chiesa, con un radiomessaggio di Papa Pio XII, faceva sapere al mondo che la democrazia è il modello politico più vicino ai valori evangelici. Erano appena finiti il fascismo e il nazismo. Nel 1989, con la caduta del bolscevismo, il quadro sembrava completo. Invece siamo riusciti a rovinare tutto, ed oggi ci affidiamo a leader illiberali che si mascherano da uomini e donne della Provvidenza. A proposito: stiamo festeggiando l’arrivo dell’unico, vero, autentico e originale figlio dell’uomo che la Provvidenza ci ha mandato. Un motivo in più per diffidare, prudentemente, delle imitazioni.