La nostra vita è intessuta di bisogni. Essi sono anche il tessuto della nostra vita spirituale. Le nostre preghiere nascono essenzialmente dai nostri bisogni. Si potrebbe dire che chi ha bisogno, prega. Si tratta di un ampio campo di riflessione e meditazione, ma allo stesso tempo di una crescente opportunità di integrare la nostra vita con la nostra fede.
La Sacra Scrittura fornisce numerosi esempi di vari bisogni umani, dai più elementari e drastici (pericolo di vita, malattia, disgrazia di persone care) a quelli (molto più rari) che possono causare imbarazzo o addirittura indignazione (ad esempio, la richiesta degli apostoli Giacomo e Giovanni – e della loro madre – di sedere alla destra del Signore Gesù in cielo). In un certo senso, siamo responsabili dei nostri bisogni, soprattutto quando vogliamo esprimerli all’esterno, o se si tratta di una richiesta che ci interessa soddisfare. Lo verifichiamo bene. Si potrebbe dire che una persona sensata non “disturba il Signore Dio” con delle banalità. Ma in fondo i nostri bisogni sono così intimi che a volte sono vergognosi. La colletta della 27ª domenica contiene parole commoventi: “Aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare”. Quindi non vergogniamoci dei nostri bisogni, se sono onesti e vengono dal cuore. Sono un dono del Signore Dio e Lui ha bisogno di noi, impegnati nella preghiera, perché vengano realizzati.
Un esempio di tale “strano”, ma comprensibile bisogno personale è il desiderio spontaneo di San Pietro di raggiungere Gesù camminando sull’acqua. Viene spontaneo chiedersi quali fossero le sue motivazioni di un tale desiderio? Sicuramente sono arrivate provocate da una spinta d’immediatezza, come spesso accade a Pietro, portate dalla paura condivisa con gli altri apostoli. Ma solo Pietro reagisce. L’agire d’impulso è tipico del suo carattere, come nel momento della Trasfigurazione quando deve esprimere il suo parere. Allora la sua intenzione è quella di superare la sua paura? In questo si fa rappresentante degli altri? Vuole verificare il fenomeno, la natura di questa manifestazione di Gesù? Ma perché sceglie il modo strano di camminare sulle acque? Si rende conto della sua richiesta? Forse dovrebbe essere più rispettoso. Con questa richiesta sembra voler essere come Gesù, oppure voler essere migliore degli altri apostoli… Dato il contesto della paura si può escludere la curiosità. Di certo non si trattava di un bisogno esistenziale di base. Piuttosto una sorta di impulso spontaneo, forse non del tutto ponderato. Una cosa tuttavia è sicura: si tratta di un bisogno suscitato dall’incontro con Gesù, dal desiderio di assicurare la sua presenza. È un dettaglio essenziale!
Eppure il Signore Gesù corre incontro a questo bisogno. Che differenza col momento della Trasfigurazione, dove la proposta spontanea di Pietro viene fermata dal Padre! Qui Gesù esaudisce la strana richiesta di Pietro senza fare commenti. Vede la sua motivazione più profonda. Questo è un suggerimento ed un incoraggiamento molto importante: non abbiamo paura dei nostri bisogni e desideri, anche quelli apparentemente più strani, se riguardano il Signore Gesù. Anche quando sembrano folli e irragionevoli o apparentemente sconsiderati. La loro misura è l’interesse, persino il fascino, per ciò che il Signore Gesù sta facendo, l’intenzione di essere sicuro della sua presenza. Un guardare a Lui e un desiderio spontaneo di essere come Lui. Qualcuno dirà che questo è infantile. Ma non è forse questo il senso del Regno dei cieli?
Tuttavia, prestiamo attenzione a ciò che accade dopo. Si scopre che col bisogno di Pietro, ora così spettacolarmente realizzato, improvvisamente accade qualcosa. Il compimento offerto dal Signore Gesù cessa di funzionare. Basta un piccolo cambiamento del contesto: un soffio di vento. La situazione surreale delineata da una richiesta impossibile, ma superata con l’aiuto dell’acquiescenza del Signore Gesù diventa improvvisamente di nuovo impossibile, persino minacciosa. È come se l’inopportunità della richiesta di Pietro fosse stata smascherata. Adesso, nel suo cuore sorge una richiesta di soccorso essenziale, esistenziale. E questa richiesta, che Gesù esaudisce, sembra molto più naturale e urgente della precedente. Ma c’è un significato molto bello in tutta questa situazione. Pietro non avrebbe iniziato ad annegare se fosse stato fedele fino in fondo al suo bisogno spontaneo che aveva affidato al Signore Gesù all’inizio. Bastava fosse stato coerente nel suo “capriccio” o forse addirittura nella sua “follia”! Ma non appena hanno iniziato a entrare in gioco i criteri naturali tutto è andato a rotoli.
Gesù lo riassume proprio criticando la poca fede di Pietro. Se vediamo questa critica nel contesto di questo primo, spontaneo bisogno di Pietro, emerge che la fede è anche fedeltà ai nostri bisogni nati al cospetto o in relazione al Signore Gesù. Qualsiasi essi siano. In un certo senso moltiplicano la fede, le danno sapore.
Non dobbiamo quindi averne paura. Individuiamoli nel nostro cuore più meditiamo e contempliamo la figura di Gesù, le sue azioni e le sue parole, soprattutto nei contesti più inaspettati, magari anche paurosi! Ciò che ne scaturisce, anche se umanamente folle, troverà sicuramente un riconoscimento da parte di Lui, pari a un invito a camminare sulle acque. Coraggio, dunque, e fede forte! Diventiamo più saggi grazie alla lezione di Pietro!