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In che modo Dio agisce attraverso il tempo

Nella vita tutto ha il suo tempo, la propria velocità e il proprio contesto. Vivendo nell’epoca della cultura digitale dal carattere istantaneo e diretto, dimentichiamo che tutto ciò che accade ed esiste ha una sua ragion d’essere, ha un senso ed è originato da qualcosa. Si può comprendere la storia solo vedendo l’intreccio di queste ragioni, il ritmo degli eventi e la loro frequenza.

La vita richiede pazienza, ma soprattutto umiltà. Il che implica non solo il dover attendere, ma anche un impegno finalizzato ad osservare e comprendere. È una regola valida quando ci prendiamo cura delle piante e degli animali, ma innanzitutto riguardo alla vita umana. Se la osservassimo senza un’adeguata prospettiva temporale, sicuramente` perderemmo la pazienza.

Qui tocchiamo un aspetto molto interessante della vita spirituale: l’attenzione al flusso del tempo, alla logica che lo governa e alla sua velocità. Sembra un’arte da riscoprire, una nuova dimensione della vigilanza – per respirare meglio, per utilizzare meglio tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. In questo modo possiamo evitare la pressione data dal tempo che oggi sembra essere sempre più grande. Prendendo un po’ di distanza possiamo osservare meglio la dinamica del tempo affinché si traduca in modo più efficace nella nostra vita. Impossibile da controllare, dobbiamo piuttosto affidarci al suo dinamismo – soprattutto per evitare di soccombere o di essere estromessi.

Il brano del Vangelo che ascoltiamo questa domenica mostra quanto e come il Vangelo possa insegnarci questa sensibilità riguardo allo scorrere del tempo. Ogni Evangelista propone il proprio modo di considerare il tempo; esso è la dimensione essenziale di ogni narrazione. Il modo in cui viene presentato è sempre da considerarsi funzionale al messaggio da trasmettere.

Nel brano di oggi gli eventi si susseguono con una velocità molto grande. Viene arrestato Giovanni, ma Gesù parte per Galilea. Così subito, bruscamente? Senza connessione o proprio in virtù di essa?

Ma Lui non solo va in Galilea, ma va e proclama il Vangelo. E lì parla del compimento del tempo. Forse per questo era così di fretta? Il tempo è arrivato, le sue azioni si moltiplicano, la loro intensità e velocità aumentano. Tutto sboccia e fiorisce in una serie di vocazioni personali e definitive: Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni. Qui ha inizio la storia della Chiesa. È arrivato il momento decisivo e Gesù lo sapeva. Doveva solo compierlo, lanciando le azioni previste dal Padre.

Qui si comprende meglio il senso di quei trent’ anni della sua vita nascosta passati a Nazareth. E si comprende non solo il senso della sua vita, ma anche di quella personale e lavorativa degli apostoli prima del momento della chiamata. Un succedersi di numerose mattinate e serate simili, piene di fatica. Forse anche prive di prospettiva. Ma tutto questo tempo lungo tanto da poter sembrare immobile, ha avuto il suo ruolo, ha fatto il suo lavoro – sia nel caso del Figlio del falegname, sia nel caso dei “pescatori di uomini”. Il tempo ha raccolto, accumulato, maturato tutto l’occorrente per arrivare al punto di svolta verso una nuova qualità. Un evento decisivo ha bisogno di preparazione, di una certa crescita.

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