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Dimissioni Draghi: il pericoloso tragitto senza ritorno in cui rischia di cadere l’Italia

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“Buonasera a tutti, voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. E’ venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo”. Con queste parole il presidente del Consiglio Mario Draghi ha aperto la crisi di governo annunciando di voler rassegnare le sue dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un annuncio fatto durante il Consiglio dei ministri a cui seguirà, mercoledì prossimo, una comunicazione alle Camere per spiegare la sua decisione.

Assistere impotenti allo sfascio provocato dal Movimento 5 Stelle nell’innescare la crisi di governo, mi ha provocato un grande disagio per la maggiore coscienza acquisita della situazione grave in cui si trova il paese. D’altronde, il percorso repubblicano dell’ultimo trentennio ha riservato sempre colpi di scena non sempre riconducibili al bene comune. Infatti da tempo sono stati dati cattivi esempi da chi ha detenuto poteri pubblici e da coloro che in qualche modo ne condizionano i comportamenti. Un coacervo di pulsioni slegati dagli interessi generali, ammantati da posizioni politiche approssimative e riconducibili solo ad acquisizioni di potere o a risentimenti covati nel tempo. In definitiva il Movimento 5 stelle, è nato dalle macerie provocate dal fallimento della cosiddetta prima repubblica che ha soppresso la prima promettendo più benessere, meno tasse, meno debito, meno corruzione, più giustizia, ed invece i risultati sono stati disastrosi rispetto a basilari aspirazioni per una società evoluta. Un movimento alimentato nei fatti da governi inefficienti, da partiti leaderistici, dalla babele della informazione spregiudicata, dalla competizione politica solo contrappositiva, che ha rimosso così il primo requisito della politica in una Democrazia: l’attitudine all’accordo tra istanze diverse in quanto la società è fatta di esigenze e di opinioni diverse. Cosicché il “grillismo” avendo raggiunto il pieno del consenso ed il massimo del potere pubblico, messi alla prova sul campo, hanno riprodotto pressoché le identiche brutture degli altri e spesso peggiorandole, ricorrendo ad ogni tipo di sperpero di denari pubblici nel desiderio di conservare il consenso di elettori presto delusi nelle loro aspettative. Il loro problema principale dunque è costituito dal come sono nati, e dal personale politico prevalentemente sprovvisto originariamente di qualsiasi esperienza e conoscenza.

Ora, a stare agli accadimenti, hanno abbandonato l’unico governo possibile ed utile al paese, guidato da una persona di rara capacità, autorevolezza ed in grado di dialogare ed essere conosciuto e riconosciuto leader da ogni governante del mondo. Suddette qualità hanno un valore inestimabile per un paese, come il nostro, che ha bisogno di ricostruire la radice dei presupposti per il proprio benessere economico e sociale, per curare le malattie gravi della nostra democrazia, in un periodo storico affollato da autocrazie che intendono assoggettare paesi sovrani e soprattutto determinate ad appropriarsi con le buone o con le cattive maniere le ricchezze degli occidentali.

Giuseppe Conte dunque ha fatto il passo funesto perché pensa possa essere il modo per salvare il salvabile del loro elettorato, ma lo fa anche, forse, per una sorta di avversione a Mario Draghi che rappresenta tutto il contrario dell’essenza del M5S. Un sentimento che però è presente anche in parti importanti degli altri schieramenti che pensano che fatto fuori Draghi, possono fare quello che hanno fatto nell’ultimo trentennio. Ma ritengo che non ci sono più possibilità di errori e forzature perché l’Italia ora rischia definitivamente di imboccare un pericoloso tragitto senza ritorno, in un mondo dominato da instabilità che ci espone ad avventure certe ed oscure. Dunque in queste ore non possiamo che confidare sulla determinazione e responsabilità del Presidente della Repubblica e di quegli italiani disposti a dare un aiuto incondizionato alla Repubblica. Dio salvi l’Italia!

Raffaele Bonanni: