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Il deficit italiano nelle alte qualificazioni

Settembre si avvicina e già sentiamo proposte su come organizzare la spesa pubblica, ovvero come impiegare i soldi pubblici. La spesa consolidata è considerevole e il desiderio della politica è sempre di portare “nuovi doni”. Tuttavia, dobbiamo sperare che lo spirito di diffidenza del troiano Laocoonte verso i doni cresca, per evitare i tanti cavalli di Troia disseminati nel tempo. Questi, schermati da necessità complesse, hanno fatto crescere il debito pubblico a tremila miliardi, con un costo annuo di circa 90 miliardi di interessi.

La spesa pubblica, purtroppo, è spesso dissipata in molte direzioni senza una visione chiara. Il mondo è in subbuglio, le vecchie certezze si sgretolano, e la competizione per la conquista dei mercati aumenta. Le nuove tecnologie richiedono specializzazioni e compatibilità alle organizzazioni del lavoro. L’Italia, purtroppo, è in ritardo rispetto a questa nuova realtà già estesa nelle società industriali.

L’agenzia Europea Cedefop prevede un’espansione dell’occupazione nei settori dell’edilizia e dei servizi nel periodo 2023, ma non nei settori avanzati. Si prevede un significativo spostamento verso settori a bassa produttività come l’edilizia e i servizi, mentre le manifatture subiranno importanti riduzioni. La nostra produttività si è progressivamente ridotta, causando una perdita di competitività.

Un sintomo preoccupante nel mercato del lavoro italiano è il deficit di alte qualificazioni. Abbiamo bisogno di giovani preparati per l’uso intensivo delle nuove tecnologie applicate alle produzioni, che aumentano la produttività e la competitività delle aziende. Attualmente, ci sono mezzo milione di posti di lavoro ad alta qualificazione non coperti, e questo dovrebbe preoccupare tutti coloro che comprendono che i nuovi posti di lavoro derivano dalla produttività di quelli già esistenti.

Il documento finanziario che verrà discusso in autunno dovrebbe considerare questi aspetti basilari del governo di un paese. Invece di promettere assistenza con ulteriori soldi a debito, dovremmo concentrarci su programmi che generino più ricchezza. Un primo passo urgente è il cambiamento dell’istruzione a ogni livello per formare i nostri giovani alle attività professionali d’avanguardia. Questo patto servirà al Paese più di una distribuzione di denaro che non possiamo permetterci. In questo modo, non solo aiuteremo i poveri, ma anche preserveremo il benessere del sistema produttivo, mantenendoci competitivi a livello internazionale.

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