Le famiglie sono ancora in attesa dei nuovi strumenti di conciliazione fra lavoro ed esigenze famigliari emerse col Covid: gli strumenti sono resi più necessari a causa delle restrizioni dell’ultimo DPCM, recante la data del 6 marzo. Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini ha annunciato che per far fronte alla sospensione dell’attività scolastica in presenza, con relativa DAD-didattica a distanza nelle zone in cui per legge scatta la chiusura delle scuole, torneranno i congedi parentali straordinari retribuiti al 50% sperimentati nel 2020, per andare incontro ai genitori lavoratori, alle prese con il lockdown prima e con le quarantene da Coronavirus poi.
Ma i lavoratori il problema lo hanno oggi, non domani: quei congedi dovevano essere operativi prima di chiudere le scuole, non dopo. La conseguenza del ritardo è che chi non ha l’opportunità di fruire di ferie o di lavorare in smart working deve affidarsi ai nonni nella migliore delle ipotesi: con tutti i rischi del caso, vista la velocità di evoluzione della pandemia e la diffusione delle varianti. Lo stesso vale per i lavoratori autonomi, cui è stata riconosciuta la possibilità di ottenere un congedo pagato al 50% dall’Inps solo per due settimane la scorsa primavera. Per il resto hanno dovuto improvvisare.
I congedi parentali non erano stati prorogati nel 2021, ma il nuovo scenario di rischio ne rende urgente il ripristino: non solo, per il mese a partire dall’8 marzo, con riferimento alle scuole che chiudono nelle zone rosse, ma anche per le zone con differente colorazione, per le quali le Regioni possono stabilire lo stop alle attività didattiche in presenza, se ritengono che il rischio contagio sia elevato; per non dire di Regioni come la Puglia, per la quale il mix fra contraddittorie pronunce del medesimo Tar ed estemporanee decisioni del governatore Emiliano ha come esito che non esiste una regola fissa di partecipazione alle lezioni.
Ci sono poi altre regole modificate rispetto al primo lockdown, e su esse va attesa la nuova normativa: in primis, il diritto ai congedi straordinari per genitori in smart working. Inizialmente esso era stato previsto, poi per alcune tipologie di congedo – figli in quarantena da scuola – è stato escluso, prevedendo il congedo solo se nessuno dei genitori lavorava in smart working.
Altro punto da chiarire è la possibilità di scegliere, invece del congedo, il bonus baby sitter. Le certezze si avranno solo quando verrà effettivamente approvato il decreto Sostegno. Dall’oggi al domani è difficile che una famiglia improvvisi una soluzione. Dando per scontato che gli studenti delle superiori possano restare da soli, non altrettanto si può dire per gli alunni delle primarie, soprattutto i più piccoli. Come faranno le famiglie nelle quali entrambi i genitori lavorano e non possono contare sui nonni? O per coloro che non hanno un reddito sufficiente a pagare una baby sitter?
Certo, vale la regola ‘la salute prima di tutto’: ma dopo un anno di incertezze è proprio il caso che la programmazione prevalga sull’improvvisazione: se il numero dei contagi cresce esponenzialmente da settimane, è evidente che dovremo convivere ancora a lungo con la pandemia. Ed è prevedibile che la chiusura delle scuole diventi un evento ripetibile. Perché allora non studiare misure stabili e immediatamente attivabili?
Daniele Onori, Centro Studi Livatino