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Da dove partire per il futuro del lavoro

Con il nuovo segretario del PD, la sfida a cui viene chiamata lā€™Italia per vincere la sua battaglia per una economia stabile al riparo dalla crescita del debito, di produzioni sostenute da politiche virtuose di sistema, di welfare regolato da diritti e doveri, diventa ancora piĆ¹ in salita. Il cambiamento interno al PD, non avviene avendo in mente che le difficoltĆ  italiane e dello stesso PD e del paese provengono dallā€™allontanamento dai canoni del riformismo nel economia e nel lavoro come impegno costante per mantenersi saldi nella attuale competizione internazionale, ma dalla idea di non aver dato fondo alla somma delle vecchie e nuove parole dā€™ordine della sinistra antagonista.

Ed infatti abbiamo sentito invocare un nuovo art. 18 per consolidare i posti di lavoro, ed ancora una volta non proponendosi il tema che la precarietĆ  si combatte sul fronte della economia e della efficienza nelle produzioni e nei suoi contesti territoriali e di settore. Dunque cā€™ĆØ da aspettarsi una recrudescenza del populismo sociale che nel nostro paese non ĆØ solo appannaggio esclusivo di certa sinistra ma anche di ambiti di destra. In una situazione cosƬ preoccupante, con un campo sociale e politico cosƬ confuso, per coloro che ne hanno consapevolezza dei rischi ulteriori che possono indebolire ancor piĆ¹ i pilastri di ancoraggio economici e sociali, inizia una fase nuova di impegno che non potrĆ  non porsi obiettivi gravosi e contro corrente. Gli alleati della buona battaglia vanno trovati tra coloro vogliono uscire da questa morsa, non con propositi generici ma orientati a rimuovere radicalmente le cause dei freni dello sviluppo.

Innanzitutto il funzionamento della istruzione e formazione che va declinato in senso meritocratico e sostenuto cosƬ da retribuzioni dei docenti pari a quelli dei nostri concorrenti nei mercati, in stretta relazione con le produzioni, con didattica rinnovata e nuove tecnologie per attuarla. I contratti di lavoro vanno orientati alla crescita della quantitĆ  e qualitĆ  del lavoro con retribuzioni sensibilmente legati a questi indici, con forti detassazioni e decontribuzioni di premio. La stessa eventuale riduzione dellā€™orario, da contrattare azienda per azienda attraverso regolazioni che integrano orari e carichi di lavoro, dovranno ottenere risparmi di tempo libero a pari retribuzioni, e guadagnare tempo utile dal lavoro per destinarli alla formazione per lā€™aggiornamento professionale.

La questione della misurazione dei carichi di lavoro in alternativa alla misurazione dei tempi di lavoro, si impone anche nello smart working, che come si sa, si ĆØ fortemente sviluppato e nel prossimo futuro ĆØ destinato ad erodere ancora piĆ¹ spazi al lavoro tradizionale. A ben vedere, i ritardi nel procedere a cambiare i sistemi di valutazione delle retribuzioni, che penalizzano i lavoratori, dal dato temporale al dato dei carichi di lavoro, ritroviamo tutto lā€™istinto di conservazione che muove i propositi di molti soggetti sociali e politici. Questi istinti, queste posizioni vanno ostacolate con una nuova battaglia culturale e politica per la modernitĆ  nella giustizia sociale.

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