Il cristianesimo non consiste solo nell’essere gentili e comprensivi con gli altri, accogliendoli apertamente, totalmente e con tolleranza. Questo è ciò che è possibile essere senza credere a Gesù. Il Vangelo di oggi ci ricorda una dimensione importante – ma piuttosto dimenticata – del cristianesimo: la consapevolezza e la cura del sacro, in particolare il rispetto e il senso della gloria di Dio. È molto significativo che Gesù, sempre così buono e sensibile verso gli altri, questa volta si riveli spietato nei confronti delle persone. C’è qualcosa di più importante del benessere e della pace dell’uomo: il rispetto per Dio, la Sua gloria.
Nel tempo che stiamo vivendo questo non viene considerato adeguatamente – in nome del rispetto e della tolleranza. Sì, le persone sono importanti. Tuttavia, l’uomo, pur essendo “la via della Chiesa”, non è Dio. L’amore di Dio, o almeno il Suo onore, viene prima di tutto. Ed è su questo che insiste nel Vangelo di oggi Gesù e lo fa in modo deciso e sconvolgente. Forse siamo troppo abituati alla presenza di Dio, abbiamo familiarizzato troppo con la stessa.
Basta guardare come ci comportiamo in chiesa: entriamo come se fossimo in un museo, senza inginocchiarci davanti al Santissimo Sacramento, senza inchinarci davanti all’altare. Gli uomini non si tolgono più il cappello in chiesa, perché fa freddo. Si chiacchiera, ci si guarda intorno, si scattano foto in varie configurazioni, si beve e si mangia. A volte qualcuno viene in chiesa per sdraiarsi su un banco e dormire. Uno viene con i cani. E gli abiti? Sono quasi pronti per la spiaggia nelle giornate più calde. Anche per l’Eucaristia domenicale ci si veste in modo comodo, a volte disinvolto o provocante. Per non parlare di come ci sediamo, di come ci comportiamo, anche quando celebriamo le azioni liturgiche. Nessuno oggi presta attenzione all’abbigliamento adeguato, al modo in cui ci si muove, ai gesti.
Il buon Dio sopporta tutto, ci ama, perdona tutto. Non sta a noi giudicare il comportamento delle persone o immaginare la reazione di Dio. Tuttavia, il rispetto nei Suoi confronti è necessario da parte nostra. Immaginiamo di andare a trovare una persona importante da cui può dipendere il nostro destino. Saremmo molto meticolosi e attenti pensando a come vestirci, come comportarci, cosa dire. A maggior ragione dovremmo avere questa cura per Dio!
Un santo ha detto che se ci rendessimo pienamente conto di cosa sia la Messa ci affretteremmo per raggiungerla in ginocchio. E San Pio ha detto che se si fosse reso pienamente conto della grandezza del sacerdozio, non avrebbe mai osato prendere gli ordini sacri. Gli antichi monaci, per i quali l’Eucaristia era l’evento della settimana, si avvicinavano ad essa con una riverenza e una timidezza altrettanto grandi.
Ma questo non significa che dobbiamo essere aggressivi nei confronti di chi non rispetta il sacro. È un tema importante e difficile. È evidente quanto spesso e in quale misura la nostra fede venga insultata e quanto poco si dia una risposta adeguata ad essa. Non si tratta di fanatismo o di revanscismo. Non c’è molto che possiamo fare qui. Forse i cristiani non dovrebbero necessariamente agire come rappresentanti di altre religioni per difendere il rispetto dei loro valori. Dovremmo cercare piuttosto di esprimere all’esterno la nostra riverenza e il nostro amore per Dio, che è molto più vicino a noi di quanto non lo fosse nel tempio di allora. Cerchiamo di esserne testimoni. Segni che possono trasformare i cuori umani indifferenti o addirittura induriti. Non dobbiamo avere nemmeno paura di parlarne, di prestare attenzione, di insistere sul dare la priorità al Signore Dio nella nostra vita.