Uno dei libri che ho sempre a portata di mano è “Il dramma dell’umanesimo ateo” di Henri de Lubac. Il teologo gesuita francese, poi cardinale, morto nel 1991, passa in rassegna il pensiero di tanti pensatori non credenti con grande rispetto. Medito volentieri le loro posizioni, mi aiutano, non sono mai riuscito a considerarli rivali. Sento il bisogno di mettermi in ascolto delle loro intuizioni, dei loro percorsi, delle loro perplessità, delle conclusioni cui sono giunti.
Ma sempre mi accorgo che a questi grandi alla fine manca qualcosa, come se non avessero mai conosciuto davvero il cuore dell’uomo. Un cuore che solo il Vangelo ha penetrato e non teme di descrivere nella sua spietata verità. Buono? No. Cattivo? Nemmeno. Un cuore elastico, capace di allargarsi fino ad abbracciare il mondo e di rimpicciolirsi come un uovo di colombo. Un cuore da “custodire” ha detto il Papa.
Solo nel Vangelo trovo le parole capaci di saziarlo. Non sono migliore o peggiore di nessuno. Sono solo un pover’ uomo, come tutti, limitato nel tempo e nello spazio. Fragile più del cristallo. Basta poco per farmi perdere la pazienza. A chi mi fa del male faccio fatica a perdonare. Se penso alle sorprese che mi riserverà la vita e alle incognite della vecchiaia, mi prende un senso di paura e sono portato a tenermi stretto il denaro che mi passa tra le mani, a dimenticare i poveri che bussano alla porta. Se non pongo un freno alla mia bocca, cado in quel “chiacchiericcio” tanto deplorato da Francesco.
Avarizia, orgoglio, superbia, vanità, invidie, gelosie stanno sempre accovacciati alla mia porta, pronti ad accogliere l’invito e porsi al mio servizio. Gratuitamente. Bugiardi e ingannatori si camuffano da amici. Solo il Vangelo conosce il mio cuore meglio di me stesso. E mi mette in guardia. Anche papa Francesco, che dal Vangelo attinge fede, sapienza e conoscenza, sa leggere il mio cuore e corre in mio aiuto. Egli sa che nei momenti di smarrimento ho bisogno di essere custodito, di sapere che tu, sorella o fratello, stai vegliando su di me.
La “Chiesa non è quel gruppetto di preti che comanda tutto. No, è tutti noi” ha detto. Che consolazione. La Chiesa non grava sulle mie povere spalle, non mi schiaccia col suo peso millenario. Di questa Chiesa sono figlio. Anch’io, quindi, ho il diritto di essere stanco, amareggiato, deluso. Anch’io posso chiedere aiuto senza dovermi vergognare. Sono incappato nei briganti, fermati, rialzami. Ho lasciato consumare l’olio della mia lampada, ravvivalo tu il mio stoppino fumigante. Fammi luce con la tua luce. Sono depresso e desolato, sussurra al mio orecchio: «Sta sereno, riposa. Dormi pure che stanotte veglio io».
Custodiscimi. Tienimi al caldo nel tuo cuore. Ti affido le mie fragilità, non le gettare alle ortiche, non le mortificare, non me le scagliare contro come pietre. Poi, dopo aver riprese le forze, sarò pronto a custodire te. Metterò in moto la mia fantasia, la mia fede, la mia forza, la mia cultura, il poco denaro che ho; chiamerò a raccolta i miei amici vicini e lontani; farò di tutto perché tu possa sentirti custodito. Insieme, poi, ci prenderemo cura del creato. Pianteremo alberi. Libereremo il mare dalla plastica che lo uccide e che ci uccide. Insegneremo ai bambini a contemplare le bellezze della montagna e della neve, dei fiori e degli animali. Insieme custodiremo la nostra fede, la nostra Chiesa, i nostri piccoli. Quelli già nati e quelli che, nel grembo delle mamme, corrono il rischio di essere eliminati.
Insieme vogliamo custodire il Papa e ringraziare Dio per la sua persona e il suo ministero. Anche lui ha bisogno di essere custodito. Senza dimenticare mai chi non ha avuto il dono della fede. Che mistero, la fede. Beati coloro che sono stati avvantaggiati – per cultura, ambiente familiare, esperienze e indole personali – a riconoscere in Gesù il Signore della vita e della morte. Custodiscimi, fratello, quando le ore si fanno lente, il corpo si ribella e ai comandi si rifiuta di obbedire. Quando le giornate pesano e l’ora si avvicina. Non scartarmi. Non anticipare il mio ultimo viaggio. Se dovesse accadere ci faremmo male tutti. Stringi invece la tua mano forte nella mia e attendiamo insieme. E quando sorella morte si sarà appropriata del mio ultimo respiro, dall’altra parte, in modo misterioso e vero, ti prometto che continuerò a custodirti.