Il cronoprogramma settembrino del governo e lo spettro della Manovra

Foto © Leonardo Puccini (Imagoeconomica)

Dalla Legge di Bilancio alle pensioni, dal salario minimo alla giustizia fino ai nodi da sciogliere con Bruxelles: Pnrr, Mes, Patto di stabilità. Dopo la pausa estiva il settembre dell’esecutivo sarà segnato da scadenze da rispettare, nodi da sciogliere con l’Europa e temi che necessitano di confronto con opposizioni e parti sociali le quali, in molti casi, hanno posizioni antitetiche rispetto a quelle governative. Il tutto condito dal fantasma della Manovra, che incombe e promette di rallentare i lavori a partire da metà ottobre. Entro il 27 settembre il governo deve presentare la Nadef, cioè l’aggiornamento delle stime economiche indicate in primavera nel Def. Entro il 15 ottobre, dovrà inviare a Bruxelles il Documento programmatico di Bilancio. Entro il 20 ottobre (anche se in passato questo termine è stato sforato), deve licenziare in Cdm e poi trasmettere alle Camere il disegno di legge di Bilancio vero e proprio.

Un cronoprogramma molto serrato, com’è facile intuire, sul quale la politica, e con essa l’attività parlamentare, si gioca la sua partita più importante. La prossima Legge di Bilancio ruoterà attorno a una priorità per l’esecutivo: il taglio del cuneo fiscale. La sfida è rendere strutturale la sforbiciata del 7% operata nel corso del 2023, per la quale serve una decina di miliardi. Un primo confronto tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e i suoi omologhi c’è stato, ma è a settembre che Palazzo Chigi dovrà tirare concretamente le fila. Sul tavolo autunnale del governo anche una prima attuazione della riforma fiscale, con le modifiche alle aliquote Irpef, il concordato biennale preventivo per gli autonomi, una sforbiciata agli sconti fiscali e l’imposta minima sulle multinazionali. Mentre procede l’iniziativa del Cnel, voluta dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo il faccia a faccia con le opposizioni e che potrebbe portare a qualche mossa strategica in Manovra, il dossier tornerà in Assemblea a fine settembre dopo la sospensiva di 60 giorni approvata dalla Camera lo scorso 3 agosto. Un tema su cui le opposizioni sono sul piede di guerra. Governo e parti sociali si confrontano da mesi. Le distanze restano. Già in programma due appuntamenti il 5 e il 18 settembre.

L’esecutivo lavora sulla flessibilità in uscita con l’obiettivo di confermare quota 103 anche per il 2024 e, insieme, estendere le categorie dell’Ape sociale. Poi bisogna fare i conti con l’inflazione. E servono risorse: circa 14 miliardi per adeguare tutte le pensioni. Non soddisfatti, finora, i sindacati che tra le varie richieste spingono per il ripristino di Opzione Donna con i requisiti originari. Dalla tassazione degli extraprofitti delle banche al caro-voli, passando per le misure sull’incremento dei taxi, il decreto licenziato dal Consiglio dei ministri il 7 agosto andrà incontro a una raffica di emendamenti che affolleranno le scrivanie delle commissioni. Tutte le categorie coinvolte premono infatti per operare modifiche e il governo ha aperto a qualche correttivo. Quanto al Pnrr, incassato l’ok di Bruxelles sulla terza rata, gli occhi sono adesso puntati sul progetto di rimodulazione del Piano che il governo ha trasmesso alla Commissione europea. Il Pnrr rivisto e corretto contiene 144 proposte di modifiche, tra progetti e riforme, integrato con gli interventi del programma per la transizione energetica RepowerEu.

In Parlamento si tornerà sul Mes a novembre, dopo la sospensiva decisa all’inizio di luglio, quando ci sarà da riannodare il filo della ratifica, la cui scadenza è fissata per il 31 dicembre. L’Italia è l’unico Paese dell’Eurozona a non aver ancora provveduto. Parallelamente al Mes, il governo sarà impegnato in ampie interlocuzioni europee per la riforma del Patto di stabilità. E poi la riforma della Giustizia, uno dei passaggi chiave della legislatura. Il ddl Nordio è stato incardinato in commissione al Senato, dove verrà esaminato in sede referente e dovrà ricevere i pareri di Affari costituzionali, Difesa e Bilancio. Il percorso però non appare semplice per un disegno di legge che continua a far discutere la politica. Non da meno è la partita per l’autonomia differenziata. Dopo l’addio al Comitato per i Livelli essenziali di prestazione da parte dei 4 “saggi” – Giuliano Amato, Franco Gallo, Alessandro Pajno e Franco Bassanini -, le opposizioni hanno chiesto di non votare ancora gli emendamenti, e l’audizione del Clep è stata accordata per dopo le vacanze. Nel frattempo, i primi dati del Comitato non sembrano piacere: “Si confermano tutte le preoccupazioni che evidenziamo ormai da mesi – hanno dichiarato i senatori di Pd, M5s e Avs – questo disegno di legge rischia di acuire l’ingiustizia sociale”.

Anche il capitolo dell’energia avrà la sua parte. Con gli stoccaggi italiani oltre il 90% e quelli europei all’89,9% l’inverno fa meno paura. Ma restano le tensioni sul prezzo, l’avvio e il consolidamento di nuovi canali di approvvigionamento e le sfide della transizione energetica. Altro tema sul tavolo del governo, da affrontare in tempi rapidi alla luce dei numerosi sbarchi che si susseguono sulle nostre coste e dell’allarme lanciato dai sindaci, è quello dei migranti, con le possibili nuove regole su redistribuzione e accoglienza. Un autunno caldo, dunque, che avrà da affrontare anche altri nodi tra i quali i temi fondamentali come servizi e beni essenziali, natalità, Servizio sanitario nazionale, scuola, sicurezza, Enti locali.

Rimandato a settembre anche il confronto e il voto sull’istituzione del “reato universale” di surrogazione di maternità all’estero. Una ripresa dei lavori parlamentari decisamente affollata considerando che le Camere si ritroveranno – oltretutto – 204 provvedimenti che le 14 commissioni della Camera e le dieci del Senato stanno già esaminando, mentre quelli in standby (ovvero assegnati ma non ancora discussi) al momento sono 1.237. Decreti e disegni di legge che, però, non sono distribuiti equamente. Soprattutto a Palazzo Madama dove, dopo il taglio del numero di eletti, i senatori si sono ritrovati “con l’acqua alla gola”, come ha detto il presidente Ignazio La Russa a fine luglio. Così i membri di Affari costituzionali, che prima delle vacanze hanno accumulato 31 provvedimenti all’esame, si affanneranno un po’ più dei colleghi della commissione Finanze, che invece sono all’opera su soli tre documenti.