Il ddl Zan, in 10 articoli, intendeva dettare le “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. Il disegno di legge è stato bocciato dal Senato della Repubblica dopo mesi e mesi di polemiche sulla teoria del gender. La vicenda di questa proposta di legge ha reso evidente la distanza di certe posizioni rispetto al magistero pontificio.
La posizione della Chiesa al riguardo è molto chiara in proposito. La Congregazione per la Dottrina della Fede, in una risposta datata 1° ottobre 2021 indirizzata all’Associazione Pro Vita & Famiglia, ha sottolineato che nell’esortazione apostolica di papa Francesco Amoris Laetitia (numero 56) c’è “una chiara riprovazione dell’ideologia gender” e ha spiegato, altrettanto chiaramente, che cosa deve fare il cattolico in politica. La Congregazione della Dottrina della Fede lo afferma senza equivoci nella Nota dottrinale del 2002 della medesima Congregazione circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, in cui si faceva, sì, riferimento al fatto che a volte, se non si poteva sovvertire una legge, si doveva puntare a moderare le sue conseguenze negative.
Ma la Nota soprattutto sottolineava che “la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali di fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti. Poiché la fede costituisce come un’unità inscindibile, non è logico l’isolamento di uno solo dei suoi contenuti a scapito della totalità della dottrina cattolica. L’impegno politico per un aspetto isolato della dottrina sociale della Chiesa non è sufficiente ad esaurire la responsabilità per il bene comune. Né il cattolico può pensare di delegare ad altri l’impegno che gli proviene dal Vangelo di Gesù Cristo perché la verità sull’uomo e sul mondo possa essere annunciata e raggiunta».
Quindi “sarebbe un errore confondere la giusta autonomia che i cattolici in politica debbono assumere con la rivendicazione di un principio che prescinde dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa”, perché “la fede cristiana è una unità integrale, e perciò è incoerente isolare alcuni elementi a detrimento dell’intera dottrina cattolica”. Sul dibattuto tema del rapporto cattolici e politica, Fabio Pizzul, cattolico impegnato in politica, ha recentemente pubblicato il libro dal provocatorio titolo “Perché la politica non ha più bisogno dei cattolici. La democrazia dopo il Covid 19″. Anche a questo proposito trovo utile riflettere su una vicenda che ritengo emblematica e cioè quella del cosiddetto ddl Zan.