A partire dalla pandemia del Covid–19 fino ad oggi, in totale, si sono verificati aumenti dei prezzi al consumo nell’ordine del 11,5%. Tutti ne sono stati colpiti ma, dal punto di vista economico, l’Europa, ne è uscita con un peso maggiore e con un tasso di povertà maggiore. L’inflazione ha raggiunto cifre impressionanti e costituisce una tassa piatta su coloro che economicamente hanno più problemi. I risvolti di tutto ciò sono numerosi: in primis vi è l’impossibilità di curarsi meglio dal punto di vista sanitario e sulla diminuzione della spesa quotidiana. I prezzi per la gestione della casa si sono incrementati e, di conseguenza, sommando tutti questi fattori, ci troviamo di fronte a una tempesta perfetta e, chi stava già male, versa in condizioni ancora peggiori.
L’uscita da questa situazione presuppone l’adozione di misure strutturali ma, allo stato attuale, sono stati adottati dei provvedimenti spot e insufficienti, i quali non sono in grado di invertire la rotta. L’attuale crollo delle Borse, ad esempio, influisce sull’economia degli Stati e sulle persone che versano già in condizioni di fragilità ed è necessario porre rimedio. Il nostro Paese però, ha i salari bloccati da decenni e il potere d’acquisto dei lavoratori è in diminuzione, soprattutto di fronte agli aumenti delle spese. Alla luce di ciò, pertanto, l’attuale frangente economico e sociale, è molto critico. Inoltre, visto che ci troviamo ad agosto, occorre aggiungere che, le spese per le vacanze, hanno subito un incremento che va dal 15 al 25%. Ciò si traduce in una riduzione dei periodi di riposo, passando dai quindici giorni di qualche anno fa, agli attuali sette. L’attuale situazione proviene dai diversi problemi occorsi questi mesi e c’è un costante dato di difficoltà che si ripercuote sulle famiglie e sulle persone più fragili.
Occorre quindi ragionare attorno a molteplici fattori. Penso prima di tutto ad un salario minimo: l’inflazione erode gli stipendi ed occorre adeguare gli stessi al costo della vita e su tutto ciò che, le lavoratrici e i lavoratori attendono. Sotto il profilo sociale invece, servono politiche per la casa perché, gli attuali affitti, sono troppo alti. Serve una tipologia di edilizia residenziale pubblica che permetta ad ogni cittadino di avere un tetto sulla testa. La modifica del Reddito di Cittadinanza ha portato ad avere una fascia di popolazione senza tutele e, di conseguenza, una rete di servizi sociali in grado di farsi carico delle sei milioni di persone e dei due milioni di famiglie sotto la soglia della povertà assoluta. Serve una leva fiscale, in grado di far si che, ognuno, in base al proprio reddito, abbia un prelievo fiscale conseguente. Una repubblica democratica con una Costituzione come la nostra non può abdicare ad alcuni principi fondamentali, come il diritto alla salute e alla casa che, senza se e senza ma, devono essere tutelati. In Europa stiamo crescendo meno di altre economie ed occorre agire su più leve per contrastare l’aumento della povertà.