Lo spirito impuro che si è impossessato dell’uomo del Vangelo di Marco di questa domenica accusa Gesù: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?”. Anche noi possiamo avere questo pensiero dentro di noi, forse ben nascosto: la paura che accogliere Cristo possa significare “rovinare” i nostri piani, i progetti di felicità che ci siamo fatti. L’inganno di chi non si è mai fidato del Vangelo è che seguire Cristo sia qualcosa che ci limita e ci costringe ad una vita “ridotta”.
Lo spirito impuro è quello che ci insinua questa idea, un’idea che “inquina” e “sporca” la bellezza della creazione, questo è il concetto di impurità: ci allontana da quello che è puro, limpido, vero, bello. Trasforma la nostra chiamata alla felicità, all’amore, in qualcosa di orribile, proprio come quell’uomo che urla e si dimena nella Sinagoga all’udire le parole di Gesù.
Scrive Sant’Ambrogio: «Che poi il Signore abbia dato inizio all’opera delle guarigioni in giorno di sabato, vuol dire che la nuova creazione cominciava al punto in cui l’antica si era fermata; e che il Figlio di Dio, già fin dall’inizio della sua attività, voleva far capire di non essere sottomesso, ma superiore alla Legge, e che in tal modo non aboliva la Legge, ma le dava compimento» (Commento al vangelo di Luca, 4,57-66).
Accogliere Gesù vuol dire trasformare una vita di egoismo e di peccato, come è quella di un uomo incapace di amare e quindi profondamente infelice, in un’esistenza nuova. Questo non dipende dalla nostra forza di volontà, ma dal desiderio che abbiamo di aprirci alla Grazia dello Spirito di Gesù. Lui ha questo potere!
Il potere di liberarci dagli inganni, di non vivere più solo per noi stessi, ma di divenire uomini e donne in cui risplende il Suo Amore, testimoni della sua guarigione.