Editoriale

Cosa pubblica e spirito di servizio. Non c’è futuro senza formazione

Pandemia, guerra in Ucraina, nuovi scenari della globalizzazione. C’è più bisogno che mai di investire in formazione e di canalizzare forze nuove nella partecipazione, per sostenere chi si impegna. Sarebbe una grave omissione se il mondo ecclesiale non si assumesse la responsabilità di questa nuova stagione, superando i tanti protagonismi personali, contribuendo alla formazione delle coscienze e alla selezione di candidati politici per governare la cosa pubblica in spirito di servizio. Sullo sfondo sta il Paese e la sua domanda di politica nuova. Guardando la varietà e la ricchezza di esperienze, che pure caratterizzano la società civile, sorge la domanda: come favorire un percorso che le metta in comunicazione, come favorire il loro raccordo?

In vista del superamento della irrilevanza delle rappresentanze cattoliche, come anche della loro frammentazione, occorre che si lavori alacremente alla generazione di una nuova cultura socio-politica, meno infeudata rispetto ai partiti e meno prona ai meri interessi economici e finanziari. Serve poi una nuova cultura che si fondi su un umanesimo trascendente, figlio della forza rivoluzionaria che deriva dalla Trinità. La dottrina sociale aggiornata si mostra, a tal proposito, una valida matrice per la generazione di una nuova cultura. Oggi, più che impegnarsi a determinare il “come” essere presenti nel politico (aspetto non secondario) è prioritario costruire l’unità ideale e prassica dei cattolici. In vista di ciò, occorre rispondere alla domanda: perché è importante che il mondo cattolico rimanga unito?

Il motivo è semplice. Non si può essere fecondi a livello sociale e a livello politico se continua a prevalere per i cattolici la prospettiva secondo cui si deve operare nel sociale e nel politico non pensandosi come simili. Si tratta, peraltro, di un’affermazione poco perspicua, difficile da accogliere, dal momento che se non c’è “somiglianza”- nella dignità umana e nella capacità di ricercare il vero e il bene – non si capisce su quale base ci si possa compattare a livello di aggregazioni sociali e di partiti. E, poi, proprio perché la politica, non è solo testimonianza, ma è strumento per acquisire il potere per governare la complessità della vita della comunità, con il fine di realizzare un progetto politico, è necessario formare dei partiti che posseggano una sufficiente “massa critica” per competere là ove vige la regola democratica della maggioranza.

Se non sono prima di tutto evidenti le ragioni dell’impegno dei cattolici nell’area del sociale e del politico, se non si sviluppa nella società civile un tessuto di iniziative oltre a nuovi movimenti, non si può sperare in una presenza efficace dei cattolici nella gestione della cosa pubblica.

mons. Mario Toso

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