L’Eucarestia, a cui è dedicata la solennità di oggi, non si può comprendere senza gli occhi della fede, che permettono di vedere oltre le apparenze: c’è in ciascuno di noi una vita dello Spirito, della nostra anima, che ha bisogno di essere alimentata, nutrita, saziata. Che ha bisogno di un “pane” per vivere, altrimenti deperisce e può anche morire: e questo pane è Cristo. “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”, ci dice oggi Gesù del Vangelo di San Giovanni.
Di tante cose ci riempiamo la vita, trascorriamo tempo in molte attività, ci occupiamo con impegno a curare il nostro fisico e a mantenerci in salute. Ma abbiamo tutti anche un’anima, a cui solo Cristo può dare quel nutrimento per la vita interiore, quella vita “nuova” con cui possiamo essere in pace con noi stessi e con gli altri.
Il tempo che tutti noi abbiamo vissuto di digiuno eucaristico ci ha fatto presente quanto realmente abbiamo necessità di questo nutrimento celeste, quanto sia vero che senza eucarestia ci sentiamo soli. Quando riceviamo degnamente il Corpo e il Sangue di Cristo, siamo pian piano trasformati nella Sua natura, in noi vive il Suo Spirito d’amore.
Il giovedì del 2004, l’ultima volta che San Giovanni Paolo II celebrò come ogni anno l’eucarestia del Corpus Domini sul Sagrato della basilica di San Giovanni in Laterano, a cui poi faceva seguito la bellissima processione che si snodava con il Santissimo Sacramento per le vie di Roma, disse: “Cristo, ‘pane vivo disceso dal cielo’ (Gv 6,51; cfr Acclamazione al Vangelo), è l’unico che può saziare la fame dell’uomo in ogni tempo e in ogni parte della terra“. E’ vero: quando abbiamo sperimentato gli effetti di questo cibo, nulla diviene più importante, niente è così prezioso.
“Bone pastor, panis vere, Jesu, nostri miserere: Tu nos pasce, nos tuere, tu nos bona fac videre in terra viventium”: Buon Pastore, vero pane, o Gesù pietà di noi, nutrici e difendici portaci ai beni eterni nella terra dei viventi. Così canteremo nella sequenza del Corpus Domini.