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Consolare, perché amati

Il profeta Isaia dice: “Consolate, consolate il mio popolo”(Is 40,1). Il compito di ogni cristiano è quello di consolare, di donare speranza e di essere strumento di misericordia. In un mondo pieno di guerre, di disperazione e di mancanza di speranza nel futuro, la consolazione è la vera profezia. Asciugare lacrime, aumentare sorrisi, ascoltare profondamente gli altri questa è una forma di carità concreta. Consolare è il compito di chi ha ricevuto lo Spirito Santo che è il Consolatore per eccellenza. Consolare è il ministero di tutti i missionari del Vangelo. Possiamo consolare, solo se ci sentiamo profondamente amati e se nella preghiera riceviamo la consolazione di Dio. Sant’Agostino scriveva nella “Città di Dio” queste bellissime parole: “Ma in questo mondo, in questi giorni malvagi, non solo dal tempo della presenza di Cristo e dei suoi Apostoli, bensì dallo stesso Abele, che suo fratello da empio uccise come primo giusto, e da allora fino alla fine di questo mondo, nel suo peregrinare terreno tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio la Chiesa avanza nella sua corsa”. La Chiesa è “tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”, quindi siamo chiamati ad avere il coraggio e la speranza. In questo anno giubilare dedicato alla speranza, il Catechismo della Chiesa Cattolica, ci ricorda che la speranza ci protegge dallo scoraggiamento, ci sostiene nelle prove e ci dilata il cuore (CCC 1818).

Il Vangelo di oggi ci dice: “Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”(Lc 3, 21-22). Gesù è l’amato del Padre, quindi prima di consolare, ci dobbiamo sentirci amati follemente da Dio. La preghiera attribuita a San Francesco riassume tutto questo:

Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:

dove è odio, fa ch’io porti amore,

dove è offesa, ch’io porti il perdono,

dov’è discordia ch’io porti l’Unione,

dov’è dubbio fa’ ch’io porti la Fede,

dove è l’errore, ch’io porti la Verità,

dove è la disperazione, ch’io porti la speranza.

Dove è tristezza, ch’io porti la gioia,

dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.

Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto.

Ad essere compreso, quanto a comprendere.

Ad essere amato, quanto ad amare

Poiché:

Se è Dando, che si riceve.

Perdonando che si è perdonati;

Morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Amen.

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