Una delle manifestazioni della mancanza di fede è la carenza di determinazione nella preghiera. Quanto preghiamo senza convinzione, magari spenti, disperati. Rivolgiamo al Signore le nostre preghiere in modo poco efficace. Il vangelo di oggi ci mostra che rivolgendo bene le nostre richieste si può ottenere anche ciò che Dio inizialmente forse non pensava di darci.
La famosa scena delle nozze a Cana di Galilea può insegnarci moltissimo in questa materia. È una lezione magistrale di preghiera. Che cosa significa pregare? Di solito chiedere. Abbiamo bisogno di qualcosa che non dipende pienamente da noi, allora ci rivolgiamo a Dio, aspettando il suo aiuto. Lo facciamo in vari modi, ricordando l’incoraggiamento suggerito dal Vangelo a perseverare e sperare che tutto ciò che chiediamo possa essere da noi ricevuto. Però spesso siamo frustrati. Preghiamo tanto, a lungo e non otteniamo l’effetto.
Il comportamento di Maria a Cana mostra un nuovo modo di pregare, che non assomiglia alle nostre preghiere. È una richiesta semplice. Anzi – un’osservazione: breve, concreta, accurata e anche concisa. Come mai? quasi fosse una cosa ovvia, tecnica. Un’evidenza del fatto che si deve risolvere il problema. Una simile richiesta può sembrare troppo audace, quasi arrogante. Anche se rivolta da una madre a suo figlio. Sappiamo bene quanto sia sempre più difficile chiedere qualcosa. Spesso i più vicini diventano i più resistenti, impermeabili ed infastiditi. Allora ci ritiriamo, ci rifiutiamo di pregare cercando di arrangiarci da soli – o mettere in disparte la cosa. È un’esperienza molto brutta ma, purtroppo, sempre più diffusa. E non stupisce, che recepiamo anche Dio in questo modo: le risposte da parte sua non arrivano e noi ci ritiriamo. Chi siamo noi? Noi siamo uomini di poca fede.
Maria va avanti con convinzione. E da dove prende questo coraggio? Da un fatto molto significativo: lei non chiede per sé. Con la sua sensibilità di donna e di madre nota un dettaglio che potrebbe provocare una situazione spiacevole. Questo è un dettaglio molto interessante: non si tratta di una malattia, di una resurrezione dai morti o di nutrire gli affamati. La domanda di Maria riguarda una cosa non necessaria per la vita, ma importante per la serenità e il benessere. Osare chiedere Dio anche in queste situazioni semplici è non solo un grande atto di fede ma anche testimonianza del fatto che veramente stiamo vicini agli altri ed a Dio. Sentire il più piccolo bisogno di un altro è la misura del vero amore. Non sappiamo mai quali cose sono davvero piccole. Forse la mancanza di vino a Cana avrebbe potuto creare molti danni relazionali o sociali nelle famiglie coinvolte, nell’ambiente dei vicini ed amici? O forse avrebbe potuto portare solo un po’ di vergogna? Anche questo “un po’” non era troppo poco – soprattutto nel giorno delle nozze.
Chiedere in modo umile per gli altri, con una sensibilità straordinaria – ecco la fonte dell’audacia di Maria. Conosceva la sensibilità di suo Figlio, la tenerezza misericordiosa di Dio. Allora la sua richiesta esce spontaneamente.
Dato tutto questo stupisce tuttavia la reazione di Gesù. Non tanto rifiuta, ma indica l’inappropriatezza di questa domanda. Consapevole della sua missione lui sa quando deve agire. Non sembra giusto che qualcuno, anche se come in questo caso sua madre, entri nel percorso tracciato dal piano di suo Padre. Tutto è organizzato e previsto tra loro due – nello Spirito Santo. I legami umani, famigliari qui non contano. L’essere creato deve conoscere il suo posto. Basta.
Come si deve essere sentita Maria? Non lo sappiamo. Non ha risposto niente. Forse si è sentita male. Forse conosceva alcune reazioni incomprensibili di suo Figlio, Dio fatto uomo? Sicuramente non perde la speranza. Anzi, sembra convinta di ricevere ciò che chiede. Per questo si rivolge ai servitori – in modo delicato, aperto, allusivo – ma in queste parole si vede la forza, l’intelligenza e il senso pratico del suo rapporto con Dio. Era qualcosa in un certo senso di più elementare della preghiera. Una convinzione. Una sicurezza talmente decisa che cambia la pianificazione divina.
Sappiamo bene che cosa succede dopo. Gesù cede. La Trinità cambia il suo piano su richiesta di una donna – si, Madre di Dio fatto uomo, ma sempre un’essere umano creato. La sola ad aver notato questo piccolo bisogno umano. Come è stato possibile che una donna si sia rivelata più sensibile di Dio?
Questo è il cuore della lezione di Cana: Dio “ha bisogno” della nostra sensibilità. La iscrive nella sua agenda operativa – o, piuttosto, è pronto a modificarla se ci rivolgiamo a lui, preoccupati anche per i più piccoli bisogni degli altri. Non smettiamo di seguire questo esempio di Maria. Il mondo oggi sempre più indifferente e diffidente ne ha bisogno. Guardiamo bene i contesti dove ci troviamo, Osserviamo le persone coinvolte e semplicemente ne parliamo a Dio, indicando dove intervenire e preparando gli altri a questo intervento. Sembra troppo semplice ma, grazie all’intercessione di Maria possiamo finalmente capire che a volte basta solo questo.