Non tutti in Italia sanno amare i francesi, considerando il legame millenario di forte parentela riscontrabile dalla radice comune della lingua, del rapporto secolare ora di dominanza ora di alleanze, di comuni interessi culturali e religiosi, di condivisione di medesime architetture istituzionali. Infatti gli italiani procedendo verso la loro unità, organizzando la nascente Italia, mutuarono dal “codice napoleonico” gli elementi costitutivi delle istituzioni del loro Regno, con stessi presupposti con cui 60 anni prima i nostri cugini d’oltralpe organizzarono il loro nuovo Stato, dopo la soppressione della monarchia assoluta di Luigi XVI.
Si sa, tra parenti è molto frequente il litigio e la diffidenza, proprio per la ravvicinata ed intensa frequentazione e gestione degli interessi. Ma noi sappiamo umanamente che la critica che addossiamo alle persone più vicine, è il riflesso dei nostri stessi errori avvertiti nell’inconscio. Negli alti e bassi della storia, finalmente si è notato un riavvicinamento non formale tra i due Paesi, attraverso un confronto intenso tra Mario Draghi e Emmanuel Macron. Una circostanza senz’altro molto felice per gli italiani che dopo tanti anni tornano ad interessare altri paesi importanti sulla gestione delle sorti future dell’Europa.
Insomma, grazie alla leadership di Draghi, così tanto rispettata in Europa e nel mondo, siamo tornati al centro dei giochi europei e mondiali. È passata molta acqua dai ponti da quando un altro presidente francese, Nicolas Sarkozy, si rivolse ai giornalisti lamentandosi sostanzialmente della confusione politica che ci riguardava, affermando causticamente: ”ils sont italiens”. Fu il suo un modo per sottolineare la nostra inaffidabilità per far parte dei giochi grossi, come era correntemente avvenuto dal dopoguerra e fino a qualche decennio fa.
Uscita di scena Frau Merkel, ed in attesa dell’assestamento del nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz, la collaborazione stretta di Draghi e Macron diventa vitale per la Ue, che ha bisogno di un solido gruppo di testa in grado di decidere con rapidità ed autorevolezza su ogni dossier; dei tanti che si sono addensati ultimamente, e per compiere l’agognato obiettivo di istituire un vero e proprio Stato Federale continentale: gli Stati Uniti d’Europa.
La preoccupante situazione ucraina, vede in questi ultimi giorni un interessante attivismo del Presidente della Repubblica francese, e presidente di turno UE. Penso che sia molto positivo che Macron colmi le voragini dell’inesistenza in campo dell’Europa, a causa dell’inqualificabile miopia dei 27 paesi membri che continuano a mantenere per se la funzione diplomatica. C’è una minaccia incombente, che ora e per l’Ucraina e domani potrà essere per altri paesi europei, ma il confronto con il potenziale aggressore è affidato solo agli Stati Uniti?
Molti sostengono che tale degrado è condizionato dal ricatto implicito di Putin della eventuale non fornitura del gas e del fatto che molti politici europei sarebbero finanziati dallo stesso Putin. Ma la questione centrale è che gli europei devono trovare la forza morale prima che politica della loro responsabilità, occupandosi della propria sicurezza. Ed ecco perché c’è da sperare che in Francia venga rieletto Macron, il presidente d’Oltralpe più europeista mai avuto, per ideare nuove prospettive per rinnovare l’Europa. Dunque Francia, l’Italia e Germania hanno la primaria responsabilità del futuro dei popoli del vecchio continente. Da questa collaborazione stretta tra italiani e francesi, dipenderà speditezza e coraggio per edificare la nuova Europa.