È morto a 94 anni Ciriaco De Mita. Scompare uno tra i pochi democristiani più conosciuti e riconosciuti della lunga esperienza democristiana in Italia, tanto amato ma anche contrastato, come accade a persone con forte carattere, dotate di speciali talenti. Ed infatti la forte personalità e la capacità acuta di interpretare i segni di cambiamento mondiali e nazionali dei primi tempi della sua attività, lo portarono presto ai vertici del principale partito d’Italia, di importanti ministeri e a Presidente del Consiglio. Cattolico liberal democratico, rappresentò nella Democrazia Cristiana la punta più modernista e dialogante in un’epoca in cui l’Italia conquistò con pieni meriti le vette più ambite nel mondo di economia in forte crescita grazie al rapido consolidamento di soggetto industriale tra i più quotati nel mondo.
Ricordo che giovanissimo, fui entusiasta sulle sue valutazioni sul come rafforzare la partecipazione alla politica dei cittadini per l’evoluzione della Democrazia, sulla necessità di dialogo tra culture politiche diverse per condurre il paese alla coesione ed alla piena attuazione del dettato costituzionale. Significativo che la vivace dialettica negli anni ’80 con un altro grande statista e leader come Bettino Craxi, non si trasformò mai in un confronto distruttivo come purtroppo accade puntualmente nell’agone politico odierno, ma al contrario generò quel fecondo pluralismo politico tanto necessario alla partecipazione consapevole dei cittadini alla vita della Repubblica. La sua conduzione della Democrazia Cristiana, che durò quasi un decennio, diede impulso al rinnovamento con l’inserimento nel Partito e nelle istituzioni di tanti giovani fino a quel momento tenuti ai margini dalla attività della associazione politica. Lo stesso Sergio Mattarella fu nominato da Ciriaco De Mita commissario della Dc di Palermo grazie alla sua decisione drastica di azzerare lo squalificato establishment che dominava la Dc siciliana.
Infatti, io e Leoluca Orlando concordammo la sua presenza all’assemblea di giovani cattolici, dopo tante altre effettuate, che chiedeva a gran voce cambiamento da tempo il rinnovamento della politica palermitana con tanti incontri annunciati sempre con lo stesso slogan: “Cambiare Palermo nel segno della vita e della speranza”, che da segretario della Cisl e Luca da consigliere comunale, organizzavamo da tempo con tutte le organizzazioni ispirate dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Fu lo sbocco più genuino dell’impegno per la “primavera di Palermo” con il sostegno allora dato all’attuale capo dello Stato.
Con la sua morte, De Mita entra nella storia importante della Repubblica, avendola plasmata nella ricerca come fece aprendo nuove frontiere per la democrazia italiana, con la sua solita insofferenza, come i migliori sanno essere, verso le sciatterie populistiche e alle manifestazioni di irresponsabilità a cui assistiamo sempre più attoniti da un quarto di secolo dopo la “sua” prima repubblica, epoca fondativa della Democrazia italiana. Significativo del suo rifiuto dell’attuale degrado è la risposta data ad un giornalista che gli chiedeva poco tempo fa, del perché si sarebbe candidato alla carica di Sindaco a Nusco, nella sua mai abbandonata cittadina che gli ha dato i natali. Da par suo gli ha risposto: “Mi candido contro la stupidità”.