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Ciò che i poveri realmente ci chiedono

Il 17 novembre si celebra l’ottava edizione della Giornata mondiale dei poveri. Secondo un report della Caritas italiana la povertà negli ultimi dieci anni ha registrato un “aumento ininterrotto”. I poveri di oggi sono gli scarti e le vittime che la nostra società, malata di consumismo, produce: i migranti che scappano dalle guerre e dalla miseria, i giovani che non hanno un futuro, i bambini che vengono uccisi nel seno materno, le donne vittime di violenza, coloro che finiscono nella rete della tratta di esseri umani. Spesso si sente parlare di lotta alla povertà, di misure per contrastare questo fenomeno ma, ad oggi, sembra sia stato fatto ancora troppo poco in quanto le persone che vivono in questa condizione continuano ad aumentare.

È sempre più attuale quanto affermava il Servo di Dio don Oreste Benzi. Il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, infatti, spiegava che abbiamo la convinzione di dare ai poveri ciò di cui hanno necessità, ma non ci accorgiamo, invece, di quello di cui hanno veramente bisogno. Questo accade perché ci concentriamo su noi stessi e, di riflesso, diamo risposte che fanno comodo a noi. Dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare e di agire per metterci realmente al fianco e in ascolto di chi vive in povertà e, così, comprendere di cosa hanno realmente bisogno.

Finché noi continueremo ad utilizzare la stessa logica del profitto che fabbrica le croci che i poveri sono costretti a portare, non scardineremo il fenomeno della povertà. Dobbiamo, invece, dare vita a una “rivoluzione” mettendo in pratica le parole di Papa Francesco che, nel messaggio inviato per la Giornata mondiale dei poveri, ci invita a sederci alla scuola dei poveri perché è a loro che viene rivelato il Regno di Dio.

Cambiare il nostro modo di agire significa realizzare che non siamo noi che aiutiamo i poveri, ma sono loro che ci aiutano a percorrere il nostro cammino di conversione. Per questo motivo, dobbiamo iniziare – come ci viene detto nel Vangelo – a metterci al passo della vedova e della partoriente: chi detta il passo è il bisognoso. Per fare questo, è necessario dare voce alla povera gente, metterla al centro di azioni che siano veramente inclusive, ma soprattutto, dovremmo imparare ad ascoltare ciò che i poveri realmente chiedono.

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