La visita del Papa in Slovacchia è un omaggio alla Chiesa che ha resistito alle persecuzioni dei totalitarismi. La fede in Cristo come erosione del sistema dei regimi liberticidi. Il soffio dello Spirito che ha cambiato la storia. Ogni tirannide considera essenziale per la propria ideologia il “controllo degli spiriti“. I cristiani slovacchi hanno testimoniato la resilienza del cristianesimo nella condivisione e nella preghiera. La Slovacchia è nata dalla dissoluzione della Cecoslovacchia. La caduta del muro di Berlino è iniziata nell’Oriente cristiano. Sotterranea, come un fiume carsico. Avviata dall’Atto finale di Helsinki nel 1975. Mosca aveva ottenuto quel che voleva. L’ inviolabilità delle frontiere. Quindi la riconferma della divisione dell’Europa in due. Come aveva preteso Stalin a Yalta. Ma da Helsinki era anche uscito il sostegno alla causa dei diritti umani, al rispetto delle libertà individuali e collettive. Compresa la libertà religiosa. E, tutto questo, aveva aperto una crepa nell’impero sovietico. Una
fenditura che, allargandosi sempre più, aveva corroso dall’interno l’ideologia marxista.Nello stesso tempo, la caduta del Muro aveva avuto anche una preparazione, per così dire, visibile, alla luce del sole. C’era stata la rivoluzione ungherese (1956) e la Primavera di Praga (1968). Ambedue soffocate tragicamente nel sangue. Ma poi, dall’inizio degli anni Settanta, il dissenso era spuntato un po’ in tutto l’Est europeo, anche se in forme e modalità assai differenti. In Cecoslovacchia, era nata Charta
77, una protesta di élites, di circoli intellettuali. Mentre, in Polonia, il contrasto si era via via trasformato in un movimento di popolo.
Prima di Francesco è stato Giovanni Paolo II ad abbracciare la Chiesa del silenzio. In un viaggio compiuto per celebrare la grande festa della libertà. Un “pellegrinaggio” nei Paesi ex comunisti. Cominciando da quello che gli era stato il più ostile, e il più chiuso al messaggio cristiano: la Cecoslovacchia. Il presidente Václav Havel ha ricordato che sei mesi prima, arrestato come nemico dello Stato, era ancora in carcere. E sei mesi dopo dava il benvenuto al primo Papa slavo. Al primo Papa che metteva piede in quella terra. E, benché laico, e non credente, Havel descrisse stupendamente quella scena: “Non so, se so, cosa sia un miracolo. Nonostante ciò, oso dire che, in questo momento, sto partecipando a un miracolo…”. Ma sulla strada da Roma all’est
c’erano anche ostacoli antichi.Nell’allora Cecoslovacchia. c’era una bruttissima storia. Vecchia di secoli. Ma che continuava ad inasprire i rapporti tra cattolici e protestanti. E a infoltire le file degli atei, degli agnostici. Giovanni Hus, un sacerdote boemo di tendenze riformiste, antesignano di Lutero, era stato invitato al Concilio di Costanza. Rifiutatosi di ritrattare le proprie idee, era stato bruciato vivo il 6 luglio del 1415. Giovanni Paolo II capì subito il problema. E nel chiedere perdono, si impegnò pubblicamente– come poi ha fatto- a una revisione storica di quella tragica vicenda. Francesco ripercorre profeticamente nel nuovo secolo le orme del suo predecessore polacco. E prosegue nella costruzione di ponti tra est e ovest. E sud e nord del mondo.