La Chiesa in uscita predica e testimonia il Vangelo della vicinanza. Papa Francesco sente che solo uno stile di povertà e di solidarietà consente alla Chiesa di essere Chiesa. Quella di Cristo e del Vangelo. Dalle parole e dallo stile di Jorge Mario Bergoglio emerge sempre una Chiesa di “comunione”. Una Chiesa “al sevizio“. E in latino è proprio il termine “ministerium” che include il meno (“minus“). Di fronte al più (il “magis”) che è l’insegnamento, il “magistero“. Con la priorità, quindi, dell’intero “popolo di Dio”. Costituito da quanti, per il battesimo, sono inseriti in Cristo. Divenendo così- per Lui, con Lui e in Lui– sacerdoti, profeti e pastori. La misericordia di Dio verso l’uomo, dunque, è il segno più grande dell’amore per ogni sua creatura. La misericordia come tratto distintivo. Il più profondo nella dimensione della fede cristiana. Costitutivo della Chiesa in uscita proposta da Francesco. Aggiornamento della Chiesa in ascolto del Concilio Vaticano II. Il legame tra Jorge Mario Bergoglio e San Giovanni XXIII è reale. Così come la capacità di Francesco nel comunicare il Vangelo. In modo semplice. Ma nello stesso tempo non banale. E’ il messaggio di salvezza di Cristo al mondo. E la nuova evangelizzazione ha bisogno di confrontarsi con tutti i mezzi messi a disposizione della modernità. Internet, i social, l’età digitale sono luoghi vanno resi luoghi di spiritualità. Non può o deve esserci conflitto tra questi mondi. Sono ambiti da evangelizzare, secondo Francesco. Nella sfera “virtuale” la presenza e la mediazione dei cattolici è necessaria. E fondamentale per fare crescere il mondo in umanità. La prospettiva di Francesco si ritrova nel discorso di apertura del Concilio. Nel 1962 san Giovanni XXIII definì “profeti di sventura” coloro che vedono nei tempi contemporanei solo condizioni avverse. Lo stesso concetto compare nella “Evangelii Gaudium“. E’ l’ottimismo cristiano di fronte alla nostra epoca. Un discorso ripreso da papa Bergoglio nella bolla di indizione dell’Anno Santo straordinario della Misericordia. Per una Chiesa capace di “mostrarsi madre amorevolissima di tutti. Benigna. Paziente. Mossa da misericordia. E da bontà verso i figli da lei separati”.Da san Giovanni XXIII, papa Francesco eredita la spinta al rinnovamento della Chiesa. Ma anche lo stile di vicinanza. Semplicità. E buonumore. Espressione di una Chiesa vicina alle ferite dell’uomo contemporaneo. Occasione perenne di rinnovamento spirituale. Le cui radici sono anzitutto nel Vangelo. Ad Aparecida si è svolta la quinta conferenza generale dei vescovi latinoamericani. Nel discorso di apertura Benedetto XVI ribadì l’opzione preferenziale per i poveri. E la definì implicita “nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi”. Per “arricchirci con la sua povertà. Questa prospettiva permea tutti i documenti del Concilio a partire dalla “Gaudium et Spes”.
Non si tratta di una novità ma di una tradizione di sempre. Rivitalizzata dal Concilio. Tutta la sua forza la si ritrova poi in “Evangelii Gaudium“. Dove è raccolta questa tradizione per portarla a nuovo splendore. Francesco mette apertamente i bisognosi al centro del suo pontificato. La misericordia è l’attuazione del progetto di Dio per l’umanità. Misericordia non è altro che l’amore. E’ Gesù nel cui volto riconosciamo il Padre. Benedetto XVI ha dedicato il suo pontificato a mostrare che Gesù è Dio. Francesco prosegue la sua opera. Facendoci scoprire che Dio è misericordia. Prima di essere eletto papa, il cardinale Bergoglio aveva parlato alle congregazioni generali. Tracciando così l’identikit del futuro pontefice. Un uomo che aiuti la Chiesa a uscire da se stessa. Verso le periferie esistenziali. Attraverso la contemplazione. E l’adorazione di Gesù Cristo.
Una Chiesa vicina alle ferite dell’uomo contemporaneo
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