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Chi svende il presepio

La ricostruzione della natività, attraverso il presepio, voluta e ideata da san Francesco comunica un messaggio profondamente evangelico. Vale la pena soffermarsi sulle profonde motivazioni e sul contesto storico in cui nasce questa sacra rappresentazione: san Francesco, di ritorno dalla Terra Santa, nel 1223 a Greccio riproduce per la prima volta la natività di Gesù quale simbolo di pacificazione e di unione per superare la dicotomia generata dalle crociate e dalle mille divisioni delle varie religioni. La ragion d’essere del presepio muove proprio dal bisogno profondo di superare steccati e contrapposizioni di ogni natura sia religiosa che ideologica. Il presepe è nella storia sorgente permanente di ricchezza di valori alti come l’accoglienza, che nobilita ogni forma di povertà e di umiltà. Il presepe diventa lo scenario divino ma anche profondamente umano in cui tutti possono riconoscersi per la sua mirabile dignità. Pertanto non si può rintracciare nell’immagine del presepio alcuna forma di divisione o di esclusione se non disconoscendo la storia, la fede e la tradizione da cui nasce. Chi utilizza i simboli della Natività per motivi che non le appartengono ne distorce profondamente il significato facendone un uso strumentale e dannoso.

Pensare al presepe come ad un simbolo divisivo, questo è il vero scandalo. Deve far riflettere il fatto che proprio in Italia, culla del cattolicesimo, si assiste a una crescente intolleranza nei confronti dei simboli più profondi della cristianità che invece, in tanta parte del mondo, nonostante le minoranze cristiane riscuotono più rispetto. E’ necessario che noi italiani ci interroghiamo su quanto l’intolleranza o la polemica nei confronti dei simboli cristiani siano autentiche o meramente strumentali. Infatti, coloro che realmente accolgono i poveri, riconoscendo in loro il Volto sofferente di Cristo, non hanno bisogno di creare contrasti né di mistificare o confondere i simboli della fede per utilizzarli a scopo politico o ideologico. L’ideatore del Presepe, il poverello di Assisi, è figura universale di dialogo, costruttore di ponti di amicizia e di ospitalità. Perciò coloro che si accaniscono contro questi simboli si pongono fuori dal valore dell'accoglienza, che non deve limitarsi alla sola povertà di mezzi e risorse bensì deve elevare lo sguardo verso le tante forme di miseria e di bisogni che risiedono nel cuore di ogni uomo.

Rimane innegabile l’impegno a soccorrere sempre e dovunque chi è debole e indifeso, a raccogliere il suo grido denunciando con forza le ingiustizie e le sopraffazioni anche quando si diventa scomodi o incompresi. Tuttavia non si può prestare il fianco al Divisore cioè a colui che opera tra gli uomini per creare spaccature e lacerazioni impedendo ogni forma di dialogo e di indispensabile mediazione. E’ doveroso raccogliere sempre le istanze degli ultimi tanto quanto è fondamentale riconoscere l’identità dei simboli della fede favorendo la loro presenza nella società. Quando il presepio nasce davvero nel cuore degli uomini, perché lì alberga la fede, l’accoglienza e la dignità di ogni essere umano, la sua rappresentazione artistica ne diventa l’interpretazione più autentica e immediata che fa bene a chiunque lo guarda con occhi puri. Facciamolo il presepio – se il Verbo si è fatto carne – anzi, facciamone tanti, perché è proprio il tempo di Natale il momento migliore affinché nasca e riparta nel cuore di ciascuno il bisogno del dialogo e della solidarietà.

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don Aldo Buonaiuto
don Aldo Buonaiuto
Fondatore e direttore editoriale di In Terris, è un sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. Da anni è impegnato nella lotta contro la prostituzione schiavizzata

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