Sono stati giorni importanti e complessi per la Chiesa cattolica, impegnata nel dare risposte concrete e nel farsi carico delle istanze degli ultimi che, nel caso specifico, hanno assunto i lineamenti dei 177 migranti a bordo della nave Diciotti. L'intervento della Conferenza episcopale italiana (assieme a quello di Albania e Irlanda) ha contribuito a risolvere lo stallo, accogliendo circa un centinaio di loro e offrendo così un segno tangibile di interesse e vicinanza rispetto a quanto accade nel nostro Paese. Il tutto, va ricordato, mentre Papa Francesco compiva il suo importante viaggio apostolico in Irlanda in occasione dell'Incontro mondiale delle Famiglie, che ha visto tantissimi sposi cristiani radunarsi attorno al Pontefice in un weekend di preghiera e di confronto e, soprattutto, di profonda autocritica.
I due giorni trascorsi dal Santo Padre in terra irlandese, infatti, hanno infranto definitivamente i resti di quel muro di silenzio che, per troppo, aveva celato lo scandalo degli abusi sessuali da parte di quei “membri della Chiesa” che, senza alcuno scrupolo, hanno macchiato il loro ruolo e tradito la loro fede con questi crimini orrendi. Papa Francesco ha ripetutamente chiesto perdono alle vittime, parlando esplicitamente di “un fallimento della Chiesa”, chiamata a ricominciare riconoscendo le proprie colpe e facendo giustizia. Due giorni complessi quelli irlandesi ma durante i quali, con grande coraggio, Papa Bergoglio ha preso su di sé tutte le colpe delle gerarchie, procedendo con profonda umiltà e decisione nell’ammettere questi terribili episodi.
L'ennesima prova di un Pontefice che, con forza e determinazione, ha afferrato il timone della Chiesa con il preciso obiettivo di condurla verso quelle periferie per cui si è prodigato nei suoi primi 5 anni sul soglio di Pietro, invitando il mondo cattolico a rivolgere verso di loro uno sguardo non solo di compassione ma di aiuto concreto. Esattamente quanto fatto dalla Chiesa italiana accogliendo la maggior parte dei migranti imbarcati sulla Diciotti, risolvendo una vicenda che aveva puntato gli occhi del mondo sul nostro Paese e provocato un'impasse politica che appariva senza soluzione. L'intervento della Cei ha dunque sciolto un nodo che l'Europa non ha contribuito ad allentare. Anzi, le richieste e le intenzioni del Ministro dell’Interno Salvini non solo sono state snobbate dall'Unione ma, per il metodo adottato nei confronti della nave Diciotti, egli è stato anche indagato insieme al suo capo di gabinetto. In questi giorni abbiamo visto una certa mobilitazione e anche una strana passerella di alcuni politici, andati fino a Catania – sotto i riflettori – per “far visita” ai profughi, come se ci fosse un reale interesse verso quelle povere persone (chissà!) che avrebbero il peccato di essere scappati dalla disperazione, certamente da uno stato di grave malessere per lasciare il proprio Paese e avventurarsi in una fuga verso l’ignoto. Nessuno però, ha offerto disponibilità concreta a questi esseri umani se non polemiche mediatiche e accuse tra politici rabbiosi, senza dare concrete soluzioni.
L’apertura della Chiesa, grazie all’intervento del Presidente Cei, il Cardinale Bassetti, è stata invece una vera testimonianza di concretezza. Coloro che si ritrovano costantemente con il fucile spianato ad accusare la Chiesa di inerzia si sono dovuti ricredere nel vedere una disponibilità così immediata non solo nell’accogliere ma anche nel farsi carico di questi disperati. Aldilà delle soggettive simpatie o antipatie di partito ciò che veramente conta, e che la Cei ha dimostrato, è la risposta urgente da rivolgere ai bisogni delle persone più svantaggiate. La Caritas italiana e tante associazioni cattoliche fanno un lavoro in Italia encomiabile e verso tutto il vastissimo e difficile mondo dei poveri e più deboli.
Sono proprio loro che non possono aspettare e così anche quegli esseri umani ormai sbarcati non potevano più attendere. Averli accolti ha un valore soprattutto spirituale per noi credenti in Gesù che ci ha detto: “Ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt25,35). Collaborare con le istituzioni di fatto è stato un rispondere all’invito di Gesù che si manifesta nella sua Chiesa attraverso quel bussare alla porta del cuore. E' perché rispondiamo a Gesù che possiamo collaborare con chiunque aldilà del colore politico per raggiungere l’unico obiettivo di salvare il più debole e indifeso. Questo continua a fare la Chiesa da oltre duemila anni nonostante le umane miserie che non mancheranno mai a causa di questa natura fragile presente in ogni essere umano. Ecco perché la regola d’oro tramandata dal Vangelo ai Padri del deserto – “non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te” – resta immutabilmente attuale e sempre valida. Basta con le accuse, con le grida farcite di tante volgarità..,basta – voglio dire – anche a quei cattolici che ogni giorno si prodigano ad offendere il Papa e tutta la Chiesa. Questo tirar pietre contro tutti, è veramente vergognoso e farisaico, e ai tempi di Gesù ebbero il coraggio di riporle a terra… Forse qualcuno dovrebbe ricordarselo!