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Che cos’è la zizzania di cui ci parla Gesù nel Vangelo di oggi

Foto di Erika Varga da Pixabay

Viviamo nell’epoca della velocità, dell’essere sempre pronti e collegati. Così basta una chiamata non risposta al cellulare per metterci subito in ansia, in agitazione. Questa “fretta” è nociva, sia nella vita di tutti i giorni, sia quando l’abbiamo nel nostro cammino spirituale.

Vorremmo essere subito perfetti, senza nulla di cui rimproverarci e questo lo pretendiamo anche dagli altri; ci scandalizziamo degli sbagli nostri e di quelli che ci stanno attorno. Tutti siamo pronti a puntare il dito, senza vedere la trave che è nel nostro occhio; tante volte avviene che si giudicano gli altri per trovare di che giustificarsi.

Certo, dobbiamo tutti tendere alla perfezione, ma la perfezione non è non sbagliare mai, la perfezione è la carità, l’Amore al nemico, il perdono, la compassione, il non giudicare. Gesù mai ha avuto paura della debolezza di chi incontrava, perché Lui è più grande di tutti i nostri errori, dei nostri sbagli, è venuto proprio per guarirci dal peccato.

Cristo non ha guardato la debolezza dei suoi discepoli, mai gli ha giudicati, gli ha invece donato il Suo Spirito perché fossero in grado di imitarlo. Sapeva bene chi aveva chiamato a seguirlo: per questo nessuno di noi può fare nulla nel cammino di fede se non riconosce la propria debolezza.

Possiamo così scoprire nella nostra povertà, nei nostri errori, l’amore di Cristo: allora l’accusatore, il nostro nemico, e coloro che lo rappresentano, non ci inganneranno più, sfruttando i nostri sbagli per allontanarci dalla via della vita: “Ma come, vai in Chiesa da tanto e ancora sei così? ma lascia perdere…non cambierai mai!” E’ la zizzania, di cui ci parla oggi Gesù nel Vangelo di Matteo, con cui cercano di portare via anche il buono che Cristo ha iniziato a seminare nella nostra vita!

Il Signore ama una persona così debole e fragile come me e come te: ci Ama proprio per questo, perché con Lui diventiamo “strumento” del Suo Amore, della Sua Misericordia”.

mons. Antonio Interguglielmi: