Categories: Editoriale

Carlo Acutis, il “beato di internet”: un modello per l’utilizzo positivo del web

Logo Interris - Carlo Acutis, il "beato di internet": un modello per l'utilizzo positivo del web

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Carlo Acutis, il "beato di internet": un modello per l'utilizzo positivo del web

L’attesa per la beatificazione di Carlo Acutis in programma per domenica 10 ottobre si sta trasformando in un’occasione per scoprire la santità di un giovane del terzo millennio, morto nel 2006 a 15 anni per una leucemia fulminante. Anche in questi tempi di alienante solitudine, individualismo e relativismo valoriale, per coloro che si affidano a Dio possono bastare solo tre lustri per illuminare il mondo con le opere, l’esempio e la preghiera.

Non stupisce quindi l’interesse dei fedeli di tutto il mondo iniziato già da venerdì scorso quando la tomba del venerabile Acutis, che si trova nel Santuario della Spogliazione sempre ad Assisi, è stata aperta per consentire la venerazione del corpo di Carlo, uno stato di conservazione straordinario. Durante la cerimonia di beatificazione di domenica sarà inoltre esposto il cuore del ragazzo.

“Muoio felice perché non ho mai sprecato un minuto della mia vita in cose che non piacciono a Dio”, disse Carlo alla sua mamma che poi, dopo la morte del figlio, diede poi alla luce, a 43 anni, due gemelli. La serenità di questo ragazzo milanese derivava da una fede autentica. La biografia Carlo racconta infatti che andava tutti i giorni a messa, faceva la comunione e si fermava in preghiera davanti al tabernacolo, proprio per questo aveva capito che la sua vita non terminava con l’esperienza terrena. Il suo sguardo sulla trascendenza era presente anche nella “Mostra dei miracoli eucaristici” che organizzò  – ha spiegato la mamma in una recente intervista – per far capire come Dio ha operato in questi secoli attraverso i miracoli.

Allo stesso tempo Carlo era pienamente inserito nelle società del suo tempo, era infatti molto interessato all’informatica e anche per questo è ricordato come il “beato di internet”. Papa Francesco nella sua esortazione post-sinodale Christus Vivit rivolta ai giovani ha proposto Carlo come modello per un utilizzo positivo del web. “Lui – scrive Francesco – ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per tramettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza”. Il Santo Padre nel documento ha ribadito anche che nel mondo digitale il pericolo dell’isolamento e della chiusura in se stessi è sempre dietro l’angolo.

Carlo dice quindi a tutti noi che i giovani possono camminare verso la santità, ci indica la strada per essere nel mondo ma non del mondo. Un messaggio ancora più prezioso in un’epoca in cui le periferie esistenziali sono trasferite nel digitale, dove il consumo di contenuti e interazioni è sempre più anonimo e bulimico. I dispositivi ormai sono fra le mani dei ragazzi in ogni luogo e ad ogni ora della giornata. I social sono sempre accessibili e creano nuove forme di dipendenza. Per non parlare delle piaghe della pornografia, della sessualizzazione precoce e dei pericolosi challenge mortali che solo qualche giorno fa hanno indotto al suicidio un bambino di 11 anni a Napoli. Dalla beatificazione di Carlo arriva dunque una scossa autentica per rilanciare una sfida educativa che includa anche tutti i nuovi canali della comunicazione digitale.

Marco Guerra: