Sul fronte dei carburanti e del loro costo, stiamo registrando una doppia velocità ovvero, appena il costo del petrolio aumenta, l’incremento dei prezzi alla pompa di benzina è immediato invece, quando lo stesso si riduce, i decrementi sono molto lenti. Ciò comporta una ricaduta negativa per i pieni di carburante nell’ordine di 180 euro annui in più per gli automobilisti e va ad incidere sul costo dei trasporti e quindi sull’inflazione di mezzo punto percentuale, pari ad un ulteriore ricarico sui prezzi di mercato di circa 150 euro, per un totale quindi di circa 330 euro l’anno che vanno a gravare sulle tasche di tutti i cittadini.
Nel nostro Paese, allo stato attuale, vengono venduti in media quaranta miliardi di litri di carburante all’anno tra benzina e gasolio quindi, un aumento nell’ordine di dieci centesimi, fa guadagnare ricchi profitti alle compagnie petrolifere e comporta delle ripercussioni negative anche sui prezzi degli altri beni di consumo nel quotidiano. Alla luce di ciò, le istituzioni preposte dovrebbero chiedere ad Eni, la quale, in parte, è partecipata dallo Stato, le motivazioni degli aumenti dei prezzi e delle speculazioni in atto, con l’obiettivo di agire di conseguenza per arginarle.