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Il cammino sinodale è come la Quaresima

I quaranta giorni che ci preparano alla Pasqua sono un pressante invito a convertirci alla Bella Notizia della presenza in mezzo a noi del Regno di Dio, che dà un senso profondo alla nostra esistenza in un rinnovato incontro con Gesù, il Cristo crocifisso e risorto. La Quaresima di quest’anno porta con sé tante speranze insieme a tante incertezze e sofferenze, legate alle conseguenze in campo psicologico, sociale e religioso della pandemia e ai drammi delle guerre in Ucraina e in altri paesi, al terremoto in Turchia e in Siria e alle molteplici povertà vecchie e nuove.

Papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno ci invita a meditare sul mistero della Trasfigurazione e a approfondire relazione che esiste tra l’ascesi quaresimale e l’esperienza sinodale. Durante la Quaresima il Signore ci invita a distaccarci dalle mediocrità e dalle vanità della vita quotidiana per fare esperienza del suo amore misericordioso. Anche se i nostri impegni ordinari ci chiedono di rimanere nei luoghi di sempre, siamo invitati ad entrare nella camera interiore del nostro cuore e a “salire su un alto monte” insieme a Gesù, per rivivere l’esperienza della Trasfigurazione nella quale la divinità di Cristo appare ai discepoli sotto il segno della Bellezza. Bisogna mettersi in un cammino in salita, che richiede sforzo e concentrazione, come una escursione in montagna. Salendo bisogna tenere lo sguardo ben fisso al sentiero ma puntando verso la meta, dove il panorama che si spalanca alla fine sorprende e ripaga per la sua meraviglia.

Nel “ritiro” sul monte Tabor, Gesù porta con sé tre discepoli, scelti per essere testimoni di un avvenimento unico. Vuole che quella esperienza di grazia non sia solitaria, ma condivisa, come lo è, del resto, tutta la nostra vita di fede. Gesù lo si segue insieme. E insieme, come Chiesa pellegrina nel tempo, si vive l’anno liturgico e, in esso, la Quaresima, camminando con coloro che il Signore ci ha posto accanto come compagni di viaggio. Analogamente all’ascesa di Gesù e dei discepoli al Monte Tabor, possiamo dire che il nostro cammino quaresimale è “sinodale”, perché lo compiamo insieme sulla stessa via, discepoli dell’unico Maestro. Sappiamo, anzi, che Lui stesso è la Via, e dunque, sia nell’itinerario liturgico sia in quello del Sinodo, la Chiesa altro non fa che entrare sempre più profondamente e pienamente nel mistero di Cristo Salvatore.” La quaresima è il tempo della misericordia di Dio che ci porta alla riconciliazione. La riconciliazione, implica la conversione a Dio alla quale ci chiama il profeta Gioele nella prima lettura: ” “Ritornate a me, con tutto il cuore!” Se Dio non è più una presenza significativa, non è più il punto di riferimento fondamentale, siamo chiamati a riportarlo al centro del nostro cuore e della nostra vita. Non stanchiamoci di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo. Se è vero che tutta la nostra vita è tempo per seminare il bene, approfittiamo in modo particolare di questa Quaresima per farci prossimi alle persone bisognose di aiuto sia materiale, che spirituale e culturale. Questo tempo penitenziale ci ricorda che il bene, la giustizia, la solidarietà, la pace e l’amore non si raggiungono una volta per sempre, ma vanno conquistati ogni giorno, lasciandoci guidare dal Signore, accogliendo la sua Parola «viva ed efficace» (Eb 4,12).  Leggerla, meditarla, pregarla significa preparare il cuore ad amare senza limiti.  L’ascolto della Parola di Dio e l’ascolto dei fratelli e delle sorelle vanno di pari passo. Questi quaranta giorni di cammino penitenziale sono un tempo favorevole di rinnovamento personale e comunitario, che ci conduce alla Pasqua di Gesù Cristo morto e risorto, fonte di una speranza che non delude. Così diventeremo una Chiesa che ascolta, sensibile al soffio dello Spirito.

mons. Michele Pennisi: