La situazione politica del nostro Paese, bisogna riconoscerlo, è assai anomala; una condizione mai avuta dall’inizio dell’avvio della esperienza repubblicana: le forze in campo della politica sono pressoché tutte ispirate da posizioni lontane culturalmente dalla ricerca del dialogo, della mediazione politica, dalla volontà di dialogo con i propri avversari. Da ormai un quarto di secolo le formazioni partitiche sono spaccate in più pezzi, e spesso la motivazione di tali rotture ha riguardato e riguarda ancora il tentativo costante di demonizzare l’avversario. Quando poi la rottura riguarda altro, il terreno di scontro mira costantemente a questioni di second’ordine rispetto all’enormità dei problemi italiani: quelli economici e sociali in continuo degrado a causa dell’incuria oramai da un quarto di secolo, pressoché dalla scomparsa della prima Repubblica.
Anche a quei tempi l’agone politico era anch’esso caldo, ma c’era molta più attitudine ad occuparsi delle urgenze del paese e comunque il confronto riguardava essenzialmente la visione che si aveva dello sviluppo della società e facilmente si trovavano compromessi. A causa di tali imbarazzanti circostanze, si sono progressivamente manifestate le seguenti negatività: le classi dirigenti del paese negli anni si sono ritirate nelle loro professioni lasciando la politica a persone spesso prive di esperienza; le difficoltà economiche e spesa pubblica improduttiva hanno provocato rialzi continui di tasse dirette ed indirette debilitando lavoratori, pensionati, ceto medio produttivo.
Credo che in gran parte queste tendenze originano dalla assoluta assenza di un centro politico che riesca a mitigare le asperità che inevitabilmente provengono da movimenti populisti che attualmente dominano la scena politica italiana. Ecco, in Italia manca un “centro” politico consistente che riesca a riequilibrare le esasperazioni presenti, che si adoperi per ripristinare una graduatoria delle priorità, che favorisca il ritrovamento del senso dei doveri oltre che dei diritti. Nel Paese in effetti, è molto carente la consapevolezza dei cambiamenti che investono il mondo nella economia, e della assoluta necessità di mantenere salda la nostra posizione nella divisione internazionale del lavoro.
Dunque il cambiamento dell’equilibrio politico in questa chiave, è direttamente legato all’interesse del Paese e di quelle correnti culturali e quelle realtà sociali che soffrono fortemente lo stato di cose presenti. Da qualche tempo si stanno manifestando qui e lì movimenti che mirano alla costruzione di centri moderati, e questo è un bene, ma sembrano mossi più mossi da singole personalità che da realtà popolari da cui nascono nuovi movimenti di opinione da cui emergono leadership efficaci.
Questa positiva novità per crescere e consolidarsi, ha bisogno di un cemento che gli dia orizzonte e consistenza, che può provenire proprio da ambienti che si rifanno alla dottrina sociale cattolica, così preziosa di indicazioni in un momento di grande spaesamento. Infatti questo grande patrimonio culturale e di grande motivazione ancora vivo è motivato, può determinare la germinazione di speranze ed azioni per il risorgimento italiano nel solco delle tradizioni e delle esperienze culturali e politiche più positive dell’ultimo secolo.
Sabato 3 e domenica 4 ottobre a Roma si incontreranno diverse associazioni di laici cattolici riuniti da Costruire insieme e Politica insieme, per dare il via alla raccolta di consenso in tutte le città italiane per la Costruzione di un Partito di centro che intende allestire ponti e raccordi con le altre presenze moderate, interessate ad una vera alternativa alle attuali fallimentari formazioni politiche, che si sono alimentate con il maggioritario distruttivo e dal sequestro avvenuto ai danni degli elettori della possibilità di scegliersi direttamente con le preferenze i loro rappresentanti in parlamento.