La Chiesa antica rappresentava Cristo con la figura del pastore che porta una pecora sulle sue spalle: è l’immagine dell’uomo che si è smarrito seguendo gli inganni dei mercenari che gli hanno rubato la felicità, lasciandolo nella confusione; Cristo lo viene a cercare, lo prende sulle sue spalle e lo riporta teneramente alla vita vera.
Mercenari sono tutti coloro che indicano una strada, un cammino di vita che non porta a nulla: “Fatti strada, a costo di prepotenze e ingiustizie. Sii furbo e cerca di ingannare, perché solo così avrai successo e se necessario sfrutta gli altri per te. Soldi, piacere, potere!”.
Questa è la strada della menzogna, quella di chi “ruba” agli altri, sottrae la vita, la felicità, la pace. E chi la segue ne diviene lui stesso una vittima: una persona sempre insoddisfatta, incapace di amare, se non in forma egoistica. Mai dona nulla, soprattutto sé stesso: ha successo, fa tanti soldi, ma vive miseramente; perché è morto dentro.
C’è una strada diversa: è quella di Cristo, che viene a cercarci nelle nostre debolezze, che con il Suo amore gratuito cambia il nostro cuore, lo rende capace di amare.
Da Cristo, buon pastore riceviamo questo Spirito: come Lui possiamo donarci agli altri e alla vita.
Possiamo donarci a questa giornata, forse difficile e noiosa; donarci alla moglie e al marito, accettando che l’altro è diverso. Donarci al lavoro, non mormorando o cercando a tutti i costi di emergere, ma benedicendo il Signore perché mi permette di collaborare al bene del mondo, anche se forse svolgo il mestiere più nascosto e più umile. Perché, come diceva Santa Teresa di Calcutta, non conta tanto quello che facciamo, ma l’Amore che mettiamo nel fare le cose.
Questa è la felicità.
Questo è seguire Cristo, il buon pastore.