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Ecco perché la prossima sfida di Bruxelles è la gestione dei flussi migratori

Non possiamo far finta di non sapere qual è la situazione dei migranti in Libia. Sono stati siglati degli accordi per fornire a questo Paese dei gommoni per facilitare il soccorso in mare. Dopo una settimana di colloqui, l’Europa ha raggiunto lo storico accordi sul Recovery Fund, ma dovrebbe fare altrettanto per risolvere il problema dei migranti a livello europeo. Non è il singolo Paese che deve andare a trattare con la Libia, ma deve andare l’Europa, deve essere l’Europa che investe a livello sostanziale, non dando denari che poi rischiano di finire in mano alla mafia libica.

Bisogna creare occupazione perché non è possibile che le persone siano costrette a lasciare la loro terra perché non hanno di che vivere. Ci deve essere una verifica seria sui diritti umani fondamentali delle persone che arrivano in Libia. La svolta ci sarà solo se l’Europa intera si assume delle responsabilità, come a fatto a livello economico, è una via da intraprendere. I flussi migratori, se non saranno ben controllati, avranno dei costi sociali molto elevati e la situazione potrebbe diventare esplosiva.

Si respira un po’ di indifferenza da parte dell’Europa verso questa tematica. Ha delegato i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, a volte viene dato qualche fondo. Ma non è così che si risolvono i problemi. Bisogna intervenire rispettando i diritti fondamentali, l’accoglienza dello straniero, al suo diritto di poter anche migrare. Qui si parla di migrazioni di massa che diventano mortifere per coloro che fuggono e che continuano a morire nel mare. L’Europa, oramai da anni, non ha assolutamente affrontato con responsabilità questo che è uno dei problemi emergenti, ma ha affrontato il problema economico perché questo rientra nei suoi interessi.

Secondo gli ultimi dati dell’Unhcr dai campi libici mancherebbero oltre 3.000 persone. Ma questi numeri potrebbero essere addirittura maggiori. Che fine hanno fatto queste persone che mancano all’appello? E’ accertato che le condizioni in questi campi sono disumane. Questa indifferenza, il non intervenire, è una responsabilità gravissima che grida al cospetto di Dio.

Siamo stati testimoni di come un corpo di un migrante è stato lasciato in balia delle correnti del Mediterraneo per oltre due settimane. Si arriva a situazioni ridicole, che non garantiscono neanche il recupero dei corpi per poter dare, almeno, una degna sepoltura a quell’essere umano. Non gli è stata garantita la dignità neanche nell’ultima fase della sua vita.

Ci dovrebbe essere un sussulto di responsabilità e indignazione, anche da parte della popolazione, anche da parte dei giovani, dei cittadini. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà si devono riunire e richiamare questi atti di giustizia che vanno dati a queste persone che per sopravvivere fuggono dal loro Paese a causa della fame, dittature, delle violenze.

Servirebbe ripristinare e potenziare i corridoi umanitari che sono importantissimi ed efficaci per quelli che riescono ad essere accolti attraverso questo strumento che, purtroppo, sono un numero limitato. Se si facesse una valutazione sulle migliaia di esseri umani che sono presenti nei campi, con un lavoro a monte delle organizzazioni che sono presenti in Libia, allora potrebbero diventare una risposta. Però, anche in questo caso, tutti i Paesi europei dovrebbero concordare un’accoglienza equamente distribuita per un inserimento sociale reale, la risposta deve essere corale di tutta l’Europa.

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