Editoriale

Brano del giovane ricco: il significato dei tre sguardi di Gesù

Il Vangelo di questa domenica ci presenta il brano del giovane ricco che corre incontro a Gesù e gli chiede cosa deve fare per avere la vita eterna. La prima cosa che mi piace fare meditando questo Vangelo è guardare Gesù in volto perché lui fissa gli occhi su di noi.

Il testo che inizia con il versetto 17, ci descrive la scena: un giovane corre incontro e si getta ai piedi di Gesù che rimane sopreso: non sono gesti che si fanno usualmente quando si incontra qualcuno. Avrà ascoltato qualche parola? Avrà sentito parlare di lui? Questo non si sa. E chiede a Gesù: “Cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Il giovane usa un’espressione saggia – avere in eredità -, riconosce che si tratta di un dono. La cosa più grande e importante che deve fare è proprio accogliere la vita eterna. Però si sente in dovere di meritarla.

A questo punto Gesù “fissò lo sguardo su di lui e lo amò”. Cercavo di immaginare come potesse essere questo sguardo. Mi interroga, mi fa capire come noi per Gesù non siamo dei numeri in una folla, ma delle persone che lui intende incontrare. Questo riguarda tutti in noi, forse in maniera particolare i poveri, i bambini. Nelle ultime domenica, abbiamo visto nei Vangeli la presenza dei bambini: “Accogliete il Regno come dei bambini”.

Quando il giovane ricco se ne va triste, troviamo il secondo “sguardo” di Gesù: dal particolare ritorna al generale, si guarda intorno e dice ai discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”. Non si tratta di entrare in paradiso in futuro, ma di entrare nella logica del Regno di Dio oggi: la logica della condivisione, della compassione, del buon samaritano. I discepoli sono sconcertati e riconoscono che seguire la logica del Regno è molto difficile.

Il terzo sguardo, Gesù lo rivolge ai discepoli, “li guarda in faccia”: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”. E’ l’invito che Gesù ci fa di guardare a lui, di volgere i nostri occhi al cielo, incontrando le braccia del Padre e il soffio dello Spirito Santo che ci conducono, ci illuminano e ci sostengono.

Alla conclusione del brano del Vangelo, troviamo Pietro che dice: “Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito“. E’ qui che arriva la promessa del centuplo, ossia Gesù promette ai discepoli cento volte tanto di quello che hanno lasciato e “la vita eterna nel tempo che verrà”: è il futuro ultimo, l’Apocalisse. Ma già oggi possiamo entrare in questa logica del Regno, con l’aiuto di Dio.

don Saulo Scarabattoli

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