Dio fa grandi cose attraverso i piccoli, i poveri. Si manifesta ai pastori, considerati impuri e marginali nella società giudaica di allora. E’ negli ultimi che Dio si incarna, è agli ultimi che Dio si rivela, sono gli ultimi che Dio salva. Il segno: “troverete un bambino avvolto in fasce che giace nella mangiatoia”.
Nel presepio i pastori con gli agnellini sul petto, i re magi con i doni, re Erode che vuole fare fuori il bambino, gli angeli che annunciano: pace in terra agli uomini di buona volontà. Tutti concorrono a questo messaggio unico, di meraviglia, di stupore, del bambino che nasce povero nella stalla con Maria ragazza madre e Giuseppe padre putativo.
La pace è dono di Dio accolto dagli uomini e donne che dicono sì, ci sto, ci metto la faccia. E’ Natale, è festa senza fine. Prorompete insieme in canti di gioia.
Natale è luce, gioia, la stessa che c’è quando nasce un bimbo e viene accolto nella famiglia, o quando un babbo anziano malato ed allettato può rimanere accudito e amato dai propri cari. Tante donne rimangono sole perché incinte e come la madonna dicono sì alla vita, uomini che dicono sì nello stare a fianco delle proprie mogli e ai figli anche disabili. Natale è condividere i beni perché se condivisi si moltiplicano e allora si trova posto per tutti.
Qualche settimana fa una bella famiglia con i loro figli ha accolto una creatura con una diagnosi definita irrecuperabile da alcuni medici. Ha trovato un papà ed una mamma che lo hanno rigenerato nell’amore. E’ di nuovo un presepio vivente.
Ancora oggi tanti poveri accorrono alla grotta, cercano la mangiatoia; ancora oggi sulla strada si incontrano tanti Giuseppe, Maria e il bambino. Ancora oggi il Salvatore, Cristo Signore ci indica la via della luce in mezzo alle tenebre dell’indifferenza e della violenza. Grazie Gesù bambino perché sei venuto.
E’ nuovamente Natale.