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Aumentano i nuovi poveri, c’è bisogno di più solidarietà

I poveri. A causa della pandemia vi è stato un incremento vistoso di nuovi poveri. Oggi quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, dei nuclei di italiani che risultano in maggioranza e delle persone in età lavorativa.

Si sono rivolti ai centri Caritas per lo più disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone che hanno perso il lavoro o con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori precari/saltuari, lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga, lavoratori autonomi/stagionali, pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, casalinghe.

Quanto rilevato dagli osservatori Caritas è di fatto in linea con le recenti stime preliminari Istat, che confermano una netta crescita della povertà assoluta nel nostro Paese. Secondo il nostro istituto nazionale di statistica nel 2020 si contano oltre 2 milioni di famiglie povere, con un incremento di 335.000 unità rispetto al 2019. Per un totale di 5,6 milioni di persone, vale a dire oltre un milione di persone in più rispetto all’anno precedente. I dati segnalano che la spesa delle famiglie si è ridotta del 9,1% rispetto al 2019.

Le necessità. In primo luogo registriamo un forte incremento dei problemi di povertà economica, legati alla perdita del lavoro e al prosciugamento delle fonti di reddito, e le difficoltà connesse al mantenimento dell’abitazione (affitto o mutuo). Cresce anche la richiesta di beni di prima necessità e di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa. Nel contempo, aumenta il bisogno di ascolto, sostegno psicologico, di compagnia e di orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e di lavoro. C’è poi la difficoltà delle persone in situazione di disabilità/handicap, la mancanza di alloggio, in particolare per i senza dimora, la diffusione dell’usura e dell’indebitamento, la violenza e i maltrattamenti in famiglia, la difficoltà a visitare/mantenere un contatto con parenti/congiunti in carcere.

Sono poi comparsi fenomeni nuovi, ad esempio le difficoltà di alcune famiglie rispetto alla didattica a distanza, a cominciare dall’impossibilità di accedere alla strumentazione adeguata – tablet, pc, connessioni wi-fi…

I territori hanno sottolineato anche un accentuarsi delle problematiche familiari, ovvero conflitti di coppia, violenze, difficoltà di accudimento di bambini piccoli o di familiari colpiti da disabilità, tensioni tra genitori e figli.

Gli interventi. Nel corso di dodici mesi sono state quasi 2 milioni le persone aiutate, in varie modalità, dai servizi promossi dalle Caritas diocesane e parrocchiali. Caritas Italiana, fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, ha intensificato il contatto e il coordinamento di tutte le 218 Caritas diocesane in Italia, svolgendo un ruolo di collegamento, informazione, animazione e consulenza.

La rete Caritas può contare su circa 7.000 servizi promossi e/o gestiti dalle Caritas diocesane e dalle Caritas parrocchiali, 284 mense e più di 4.100 centri d’ascolto in cui vengono messi in atto ogni anno interventi di ascolto, orientamento, consulenza e segretariato sociale, mentre nei quasi 2.800 centri di distribuzione vengono erogati beni e servizi materiali (viveri, vestiario, prodotti per l’igiene personale, buoni pasto, ecc.).

I progetti. Merita di essere sottolineato il potenziamento complessivo di tutti i servizi a livello diocesano. In particolare l’incremento di attività della rete degli Empori della solidarietà e market solidali – sono 159 in tutta Italia quelli gestiti direttamente o cogestiti dalle Caritas diocesana o enti gestori ad esse collegati, o che rientrano nel coordinamento formale promosso dalle stesse – a favore dell’emergenza alimentare, come pure la nascita o il potenziamento in 136 diocesi di “fondi” destinati a venire incontro a chi per la pandemia ha perso il lavoro o non lo può trovare. Significativa è stata la messa a disposizione di generi di prima necessità, con l’attenzione a garantire la qualità relazionale dei servizi in particolare in ordine al mantenimento delle reti sociali e all’orientamento e accompagnamento a misure e servizi pubblici, oltre che offrire panieri dedicati e prodotti specifici per l’infanzia, dispositivi di protezione personale, prodotti igienizzanti, prodotti per igiene e cura della persona e della casa. Gli interventi della rete Caritas sono stati numerosi e diversificati.

E lo Stato? Sin dallo scorso anno Caritas Italiana ha sostenuto con forza l’introduzione di misure che sostenessero tutti coloro che rischiavano di rimanere esclusi dagli interventi che il governo stava mettendo in campo (e che si concentravano sui lavoratori dipendenti, come la cassa integrazione, e sui disoccupati, come i sussidi di disoccupazione), in particolare per i lavoratori autonomi, storicamente privi di qualunque tutela assistenziale, e tutti gli esclusi dal Reddito di cittadinanza.

Per il futuro ci sarà bisogno di: mettere in relazione i dati sulla povertà (assoluta e relativa) con dati sui percettori delle misure di contrasto; concepire le misure nazionali di contrasto alla povertà come un “work in progress”, che, a partire da un attento e sistematico lavoro di monitoraggio e valutazione del loro funzionamento e del loro impatto sulle vite delle persone vengano periodicamente “aggiustate” nel lungo periodo per poter adeguarsi e meglio rispondere alle trasformazioni in corso e per affrontare l’incertezza.

Come dice papa Francesco, occorrerà “lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi”.

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