Categories: Editoriale

Quell’assenza alle urne di periferia che segna uno spartiacque storico

Come sia andata a finire è storia nota: 5 a 1 per il centrosinistra. Per Giorgia Meloni e Matteo Salvini un duro colpo: peggio del previsto, diciamo. Anche Silvio Berlusconi, ovviamente, non è rimasto soddisfatto del risultato delle amministrative. Quel dato, 5 a 1, anche al secondo turno pesa, eccome, sulla coalizione e su Forza Italia. Da Arcore trapela tutta l’amarezza per aver individuato troppo tardi i candidati sindaci, a Roma e Torino, con una campagna elettorale sempre in ricorsa. Eppure il Cav aveva denunciato questo problema già alla sua prima uscita pubblica, dopo aver votato per il primo turno a Milano. Troppi tardi, diranno in molti. Ma quella è stata la prova della presa d’atto. E ora Silvio si ritrova d’accordo con Giorgia Meloni, che lo ha detto chiaramente in una conferenza stampa in via della Scrofa: “Non ho nulla da dire sui candidati, ma abbiamo pagato i tempi”.

Beh, difendere le persone è pure giusto, ma certe scelte restano altamente difficili da comprendere. Il ricorso alla cosiddetta società civile, poi, è stato un errore tattico e tecnico, al punto da risultare respingente per gli elettori. Le basse affluenze ne sono la prova. L’ex premier e l’ex suo ministro della Gioventù si sono sentiti al telefono per analizzare il voto e promettersi un vertice a tre, anche con Matteo Salvini, nei prossimi giorni. Necessario più che mai.

La Lega paga la sua posizione ambigua, di lotta e di governo, mentre Fratelli d’Italia non può certo continuare a sperare in una rendita di posizione, speculando sulla presunta idea di unica opposizione. Tecnicamente lo è, ma manca la proposta politica. La semplice protesta non basta più, ormai. Berlusconi, va detto se l’aspettava, visto che a preoccuparlo sarebbe il dato dell’astensionismo soprattutto nelle periferie. Anche stavolta, raccontano fonti azzurre, il leader di Fi avrebbe tratto la conclusione che senza il centro si perde e non si può tralasciare l’elettorato moderato, che continua a ingrossare le fila del partito degli indecisi-astensionisti.

E’ l’Italia del non voto che invita a riflettere. Unica nota positiva, su cui Fi ‘si aggrappa’ di fronte alla sconfitta è la vittoria a Trieste dell’azzurro Roberto Dipiazza, che è stato confermato sindaco di con il 51,29% per cento dei voti. Complimenti e auguri di buon lavoro, le parole rivolte da Berlusconi al neo primo cittadino nel corso di una telefonata, esprimendo soddisfazione per l’affermazione di un nome scelto da Fi. Un dato sul quale tutto il centrodestra dovrebbe riflettere seriamente.

I tempi di una politica troppo social e poco sociale rischiano essere finiti, portando via con se bestie e media manager vari. L’assenza dalle urne delle periferie, area alla quale si è rivolto il centrodestra, segna uno spartiacque storico. Non volerlo riconoscere, da parte di Meloni e Salvini, vorrebbe dire consegnare al centrosinistra le chiavi del governo anche oltre il 2023. E questo centrosinistra deve fare ancora gli esami di maturità, avendo solo superato la prima prova.

Enrico Paoli: