Concludiamo oggi questo anno liturgico, con il brano del Vangelo di Matteo dedicato al giudizio finale.
Origene commentando questo brano chiarisce che Gesù non parla solo di opere materiali, sociali, come potrebbe sembrare: ospitare i pellegrini significa accogliere Cristo e chi porta il Suo messaggio; visitare gli infermi è cercare con pazienza i fratelli infermi nello spirito perché senza fede, caricandosi della loro debolezza, senza giudicarli; il carcere è la condizione di questo mondo segnata dal peccato e liberarlo è annunciare Cristo, il solo che rimette le colpe e ci dona la vera libertà di cuore.
Un gesto d’Amore, riconoscere che nulla possiamo pretendere, né di nulla possiamo vantarci: quanto poco basta a Gesù perché Lui ci doni la Salvezza, ci porti nel suo Regno. Nei lunghi anni trascorsi in carcere François Van Thuán, addolorato di non poter fare più nulla dalla prigione, sente che Dio gli dice “Ami me o le opere che fai per me?” Nell’oscurità della cella d’isolamento una luce si apre nel suo cuore: “Mio Dio voglio scegliere te e voglio regalarti le opere…ho solo bisogno della tua presenza in questa oscurità”. Fare il bene, senza servirsi del bene.
Saremo molto sorpresi quando arriveremo in Cielo! Quante cose fatte con sforzo per sentirsi meno in colpa, quanti tentativi di perfezionarsi per non aver nulla di cui rimproverarsi ci appariranno senza alcuna importanza perché al centro c’eravamo sempre noi, il nostro perfezionismo, il sentirsi a posto e forse superiori agli altri…
Invece quell’atto d’amore gratuito di cui ci saremo magari dimenticati, quella parola di misericordia che diventa un gesto di affetto a quella persona che ci soffriva accanto, un atto di generosità sincera per quella famiglia senza soldi, una notte di lacrime per aver fatto del male, per aver tradito o ingannato… saranno quelle le cose per cui Cristo ci porterà con sé e per le quali già fin d‘ora possiamo riconoscere i segni della Sua vittoria.