Di fisco, da anni ormai, ne parlano tutti. Sia i governi di Centrosinistra che quelli di Centrodestra hanno costruito i loro programmi di legislatura su quel tema, mettendo in scena il valzer delle aliquote, o la commedia delle soluzioni spot, spesso non realizzabili in tempi brevi e con costi non certo accettabili. Insomma, le tasse riguardano tutti, ma le soluzioni per rendere meno facile l’evasione, alzando la platea dei contribuenti, resta un esercizio complesso e articolato al contempo. E per quanto l’attuale esecutivo stia cercando di varare un provvedimento in linea con quanto annunciato in campagna elettorale, il percorso per arrivare a destinazione non sembra affatto facile. Esattamente un anno fa, tanto per rendere evidente il ragionamento, la crisi di governo frenava e poi arrestava i lavori sulla riforma fiscale.
Dopo 12 mesi il cantiere è stato riaperto e procede la discussione parlamentare, ma l’obiettivo dell’approvazione del testo della legge delega entro la pausa estiva sembra allontanarsi. Tensioni interne alla maggioranza e una visione non proprio univoca su alcuni aspetti fra i ministri del governo guidato da Giorgia Meloni stanno complicando l’iter del documento economico, al punto da far presagire un’altra estate difficile per la riforma fiscale: dopo 12 mesi esatti, il nuovo governo e un nuovo testo della legge delega è al vaglio del Senato, anche se con molto stop and go. Certo, l’obiettivo rimane quello di votarne l’approvazione definitiva entro la pausa estiva. Ma nella corsa contro il tempo per arrivare a mettere a punto già dal prossimo autunno i primi decreti legislativi, ad esempio per avere l’Irpef rinnovata già dal 2024, spunta qualche rallentamento.
L’opposizione chiede più tempo per gli emendamenti, la maggioranza deve fare i conti con le ultime dichiarazioni del vicepremier sulla necessità di una “grande e definitiva pace fiscale” mentre la tregua è appena cominciata. Mettere mano all’Irpef prima possibile per entrare nel nuovo anno con tre aliquote e scaglioni e avanzare nel percorso verso la flat tax è uno dei traguardi che il governo si è prefissato, ma tutto dipenderà dai tempi del Parlamento. La Camera ha approvato la legge delega per la riforma fiscale lo scorso 12 luglio al Senato, ma da Montecitorio il testo è uscito modificato solo nella prima parte, fino all’articolo 13. Gli altri 7 dovrebbero essere oggetto di precisazioni, integrazioni e modifiche al Senato. In questa divisione dei compiti, però, c’è un dettaglio fondamentale da non tralasciare: la nuova versione dovrà necessariamente passare di nuovo alla Camera per la terza lettura e l’approvazione definitiva.
Calendario alla mano, i lavori hanno le ore contate: al Senato il cantiere è stato inaugurato nel pomeriggio di martedì e rispetto alle previsioni iniziali è già cambiata la tabella di marcia. La scadenza per la presentazione degli emendamenti è stata spostata da ieri, 19 luglio, a venerdì 21: d’altronde se la maggioranza ha fretta di chiudere, l’opposizione chiede più tempo per intervenire nel merito e fare la sua parte nella definizione della cornice in cui si inserirà il nuovo Fisco. Stando al calendario delle prossime settimane pubblicato dal Senato, la discussione sulla riforma fiscale è in programma per venerdì 4 agosto. Su questo non c’è dubbio e lo conferma anche il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: “Quello che è sicuro è che la prima settimana di agosto il governo vuole portare il testo in Aula, al Senato, per la seconda lettura. Ma speriamo in un percorso di confronto, se non di collaborazione”. Ecco le parole chiave: confronto e collaborazione. Tanto il governo quanto la maggioranza hanno bisogno di fare sintesi su molti punti, lo scontro sul condono rappresenta la cartina di tornasole di questa necessità, in modo da varare un documento che metta al sicuro palazzo Chigi. E non tanto dalle critiche dei contribuenti, quanto dalle fughe in avanti di alcuni esponenti della coalizione di Centrodestra.
Esercizio di equilibrismo non facile, ma assolutamente necessario. Solo con un’unanime unità d’intenti, in ambo gli schieramenti, si potrà arrivare all’approvazione definitiva del testo della legge delega per la riforma fiscale entro la pausa estiva, come previsto in principio, visto anche l’ulteriore passaggio alla Camera. Attualmente, però, l’opposizione non sembra intenzionata a rinunciare alle proposte di intervento sul testo e anche la stessa maggioranza è agitata dalle dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, sulla necessità di una nuova pace fiscale, nonostante l’avversità di Fratelli d’Italia. Ed è proprio la necessità di ragionare insieme sulla forma finale da dare alla cornice in cui dovrà prendere forma il nuovo Fisco che potrebbe far slittare la fine della discussione a settembre con il conseguente slittamento di tutta tabella di marcia e dell’entrata in vigore delle novità. Ma questa è solo un’ipotesi, non una certezza.