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Seminario padri-figli al Borgo Ragazzi

La prima cosa che facciamo appena arriva una segnalazione ĆØ cercare riscontri allā€™interno del nucleo familiare del disagio che ci viene riferitoā€, spiegano a Interris.it gli operatori del servizio ā€œSos Ascolto Giovani 347-4204632ā€ che al Borgo Ragazzi Don Bosco di Roma ricevono le chiamate degli adolescenti in difficoltĆ . Il 31 gennaio si ricorda in tutto il mondo la festa di San Giovanni Bosco, il santo dei giovani. A Roma la celebrazione diventa occasione di riflessione sul ruolo degli educatori e sul rapporto padri-figli.

Il seminario

ā€œLavoriamo in equipĆØ nellā€™interesse del minore e della sua famiglia, rispettando riservatezza e delicatezza di ogni singolo casoā€, precisano. Un seminario dal titolo ā€œPer educare un bambino serve un intero villaggio- un patto educativo per Centocelleā€ si svolge il 31 gennaio alle 16, con lā€™obiettivo di lavorare a un patto educativo nel quartiere di Centocelle. Lo organizza il Borgo Ragazzi don Bosco, in collaborazione con Salesiani per il Sociale e Impresa Sociale Con i Bambini. ā€œIl quartiere ĆØ stato spesso oggetto delle cronache di Roma alla fine dellā€™anno appena passato per una serie di eventi volti a indebolire il tessuto sociale e culturale del territorio- precisa al Sir lā€™opera salesiana-.Ma Centocelle sta cambiando e in meglio, tante le attivitĆ  giovanili volte a rilanciare il quartiereā€. Alla conferenza interverranno monsignor Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione vaticana per lā€™Educazione cattolica,Ā Andrea Zampetti, docente di Pedagogia sociale allā€™UniversitĆ  Pontificia Salesiana,Ā Mario Podeschi, assessore alle Politiche sociale del quinto municipio di Roma Capitale,Ā Wanda Giacomini, dirigente scolastico dellā€™istituto comprensivo Largo Cocconi, e don Daniele Merlini, direttore del Borgo Ragazzi don Bosco.

Contro la cultura dell'odio

ā€œLa voglia di creare un patto educativo per Centocelle vuole essere una risposta a una situazione divenuta ormai precaria per i giovani del nostro territorio e di quelli che accogliamo ogni giorno. ƈ una risposta che viene da lontano ma oggi piĆ¹ che mai trova il suo senso per contrastare la cultura dellā€™odio, della divisione e dellā€™esclusione- spiegano gli organizzatori delĀ  convegno in programma domani al Borgo Ragazzi don Bosco -.Ā Con questo patto vogliamo produrre nuove alleanze educative per aumentare lā€™ascolto paziente, il dialogo costruttivo e la reciproca comprensione, da contrapporre alle frammentazioni della societĆ  attualeā€. Quella auspicata ĆØ ā€œunā€™alleanza da stringere con tutte le agenzie educative e con gli abitanti del territorio, dove ognuno si faccia carico a titolo personale e comunitario della necessitĆ  di avviare dinamiche rigenerantiā€. Il Borgo Ragazzi don Bosco affonda le sue origini nella attivitĆ  di accoglienza dei ragazzi piĆ¹ fragili che i salesiani, a Roma, intrapresero a partire dal 1945, anno in cui termina il secondo conflitto mondiale e lā€™Italia si ritrova in una situazione di notevole degrado economico e sociale.Ā 

Le radici del dialogo

Erano molti i bambini ed i giovani che allā€™epoca si erano ritrovati soli: chi abbandonato e chi figlio di una famiglia troppo numerosa per poter badare ai figli ormai autonomi. Inizialmente, i primiĀ ragazzi di strada, gli ā€œsciusciĆ ā€, furono accolti vicino alla Stazione Termini, in via Marsala.Ā Ben presto, perĆ², lo spazio divenne insufficiente e si rese necessaria la ricerca di un luogo piĆ¹ capiente. A due passi dal quartiere Quarticciolo, sulla via Prenestina, sorgeva una distesa di capannoni, luogo ideale per costruire la nuova casa dei ragazzi accolti. CosƬ,Ā il 20 marzo 1947, si diede il via ufficiale ai lavori. Lā€™opera venne terminata esattamente lā€™anno seguente,Ā il 22 marzo 1948. Da quel giorno i Salesiani cominciarono allora un lavoro paziente e faticoso: 150 ragazzi interni, 200 semiconvittori, 500 esterni. Un piccolo esercitoĀ bisognoso di tutto: cibo, vestiti,Ā libri, giocattoli, attrezzi di lavoro, educazione morale e religiosa. Qui i ragazzi trovarono una casa, una chiesa, campi di pallone, scuole e soprattutto luoghi dove creare relazioni significative. Contemporaneamente, partƬ lā€™attivitĆ  della formazione professionale che continua oggi, anche se mutata nei settori, con il Centro di Formazione Professionale. Sebbene il contesto sociale e culturale sia profondamente cambiato rispetto agli anni del dopoguerra, ancora oggi, persistono situazioni di disagio e precarietĆ  che colpiscono soprattutto i giovani cheĀ risiedonoĀ nel quadrante est della Capitale.Ā Ćˆ per questo che i Salesiani hanno deciso di rilanciare la vocazione originaria del Borgo rinnovando i propri servizi: la parrocchia ĆØ stata inglobata dalla vicina Santā€™Ireneo (2006), le scuole secondarie hanno lasciato il posto al potenziamento del Centro di Formazione Professionale ed ĆØ stata creata unā€™area ad hoc ā€œRimettere le Aliā€, che offre servizi ai ragazzi che si trovano in situazione di disagio ed emarginazione sociale; lā€™Oratorio- Centro Giovanile ha ampliato la sua offerta ludico-sportiva e formativa. Oggi, come allora, si creano relazioni significative che promuovono la vita dei ragazzi in difficoltĆ  e di coloro che hanno bisogno di una cura particolare e che non trovano, altrove, risposte adeguate.

Confronto in casa

ā€œQuante volte il genitore si sente dire dai propri figli ā€œtu non capisci!ā€? E quante volte sono i genitori a pensare di non riuscire a capire i propri figli? Eā€™ tutto nella norma! Questo sentire fa parte della quotidianitĆ  di tutte, o quasi, le famiglie- osservano a Sos Ascolto Giovani-. Eā€™ come se genitori e figli parlassero due lingue diverse e anche qualora si riuscisse a imparare la lingua dellā€™altro, proprio come si fa con una lingua straniera, non ĆØ mai come parlare la propria lingua natia, alcune sfumature (quelle che fanno la differenza!), saranno sempre difficili da cogliereā€. Succede allora che, ā€œcomunicando nel modo sbagliato, noi genitori, seppur mossi dalle migliori intenzioni, non riusciamo a stabilire un buon rapporto con i nostri figli, non li aiutiamo ad affrontare le difficoltĆ  della vita e, perfino, finiamo per limitarne la creativitĆ , la fiducia in sĆ© stessi, lā€™iniziativaā€. Allora che fare? ā€œNon esistono soluzioni last minute, ricette sempre valide o bacchette magiche, tuttavia, fermarsi a ragionare su alcuni spunti puĆ² essere di estrema utilitĆ  per capire cosa puĆ² succedere quando, senza rendercene conto, comunichiamo male- osservano i volontari di Sos Ascolto Giovani-. Alcune modalitĆ  comunicative sono certamente controproducenti, ad esempio quante volte ci rivolgiamo ai nostri figli dicendo ā€œsmettilaā€? Questa espressione sembra proprio un ordine o un comando e comunica ai nostri figli che devono conformarsi alla nostra volontĆ  e che, di conseguenza, quello che vogliono loro non conta o conta menoā€.

Gli errori da evitare

Tutte le espressioni che suonano come degli ordini, ā€œpossono suscitare risentimento ma anche una rabbia che potrebbe trasformarsi in comportamenti ostiliā€. Quindi proseguono gli operatori: ā€œPossiamo suscitare sentimenti negativi, come risentimento e ostilitĆ , anche quando diciamo ai nostri figli: ā€œse lo faiā€¦te ne pentirai!ā€ oppure ā€œnon ti azzardare a fareā€¦altrimenti vedrai che succede!ā€ PerchĆ© li stiamo a tutti gli effetti minacciando e quello che potremmo generare ĆØ o indurre i nostri figli ad essere timorosi e remissivi o, al contrario, spingerli a mettere in pratica il comportamento vietato per verificare se la minaccia verrĆ  attuataā€. E cosa succede quando qualcuno ci critica o ci giudica? ā€œA nessuno piace sentirsi giudicato, ovviamente nemmeno ai nostri figli- sottolineano i volontari-. Eā€™ una modalitĆ  che, a pelle, infastidisce e che, sotto sotto, ci fa sentire inadeguati. Ma, lā€™aspetto piĆ¹ importante in questa riflessione, ĆØ: lā€™idea che nostro figlio si fa di sĆØ si forma prima di tutto in virtĆ¹ dei giudizi e delle valutazioni che noi genitori esprimiamo nei suoi confronti. Quindi se i nostri figli si sentiranno frequentemente criticati, matureranno lā€™idea che non valgono abbastanza, che non vanno bene (ā€œmi ero sentito dire cosƬ spesso che ero cattivo, che cominciai a pensare di esserlo davvero!ā€). Per lo stesso motivo con una frase tipo: ā€œsei sempre il solito stupidoā€ stiamo facendo a nostro figlio una vera e propria violenza, non solo perchĆ© lo umiliamo e lo ridicolizziamo, ma anche perchĆ© lo facciamo sentire incapace e non amatoā€.

Dietro le parole

Aggiungono gli operatori di Sos Ascolto Giovani: ā€Riuscire ad ascoltare attentamente i nostri figli ci permetterĆ  non solo di comprendere ciĆ² che vogliono dirci,Ā ma anche di capire quello che cā€™ĆØ dietro il semplice senso delle parole. Occorre evitare di dare ordini, di minacciare, di fare prediche, di ridicolizzare e di giudicare e cercando di ascoltare in modo attento, ĆØ ā€œdavvero possibile cambiare il nostro modo di comunicare, capirsi meglio e porre le basi per un rapporto genitori-figli piĆ¹ vero e proficuoā€. ƈĀ possibile anche ā€œlasciarsi guidare nellā€™apprendere questo nuovo modo di comunicare, lā€™Sos Ascolto Giovani del Borgo Ragazzi Don Bosco, organizza corsiĀ che si pongonoĀ proprio questa finalitĆ . Questi momenti di confronto e di crescita rientrano nel progetto “Genitori Efficaci”. Per partecipare o per avere informazioni, basta contattare lā€™SOS Ascolto Giovani chiamando al numero di telefono:Ā 347-4204632.

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