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Quando San Francesco riparò la sua chiesa

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Per contribuire a finanziare il restauro della Basilica Superiore, alcuni dei suoi tesori artistici i viaggiarono per un anno nei principali musei del mondo con la mostra itinerante “Splendore di Assisi”. La Chiesa è edificata sul fondamento che è Cristo, unica e universale via che porta a Dio. A venti anni dalla riapertura della Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi, dopo i lavori di ricostruzione e restauro post sisma del 1997, la comunità francescana del Sacro Convento ricorderà giovedì quella giornata con una solenne celebrazione eucaristica.

Il tesoro crollato

Nel 1999, riferisce l’Adnkronos, il cardinale Angelo Sodano e l'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, riaprirono le porte della Basilica. Venti anni dopo, alle 18, il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino presiederà la cerimonia nella Basilica Superiore di San Francesco. “Di quel terremoto – ricordano i Frati di Assisi – restano indelebili le immagini del crollo delle volte, riprese da una tv privata: due squarci di un centinaio di metri quadrati ciascuno, uno sopra l'altare Papale e uno vicino all'ingresso della chiesa superiore. Nel crollo vennero travolti e uccisi un giovane postulante, un frate e due tecnici della Sovrintendenza ai beni culturali dell'Umbria che partecipavano ad un sopralluogo organizzato per verificare i danni provocati dalla scossa avvenuta nella notte”. Particolarmente significativa fu l’omelia pronunciata il 28 novembre 1999  dal cardinale Angelo Sodano, legato pontificio, durante la solenne concelebrazione per la riapertura al culto della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi. “Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. Questo comando del Crocifisso al Poverello d'Assisi, ricordò il porporato, “risuona quest'oggi tra noi con particolare eloquenza, mentre viene riaperta al culto questa antica ed illustre Basilica”.

Mistico edificio

Racconta san Bonaventura nella Legenda maior che frate Francesco dapprima intese le parole alla lettera. Tornato in sé, gli fu fatto comprendere dallo Spirito che quella divina ispirazione si riferiva principalmente alla Chiesa che Cristo acquistò col suo sangue ed egli la riferì secondo tale significato ai suoi frati (Fonti Francescane 1038). L'episodio trova analogia nel racconto della visione di Innocenzo III raffigurato da Giotto sulle pareti di questa insigne Basilica Superiore. Non si trattava di una costruzione materiale, bensì del mistico edificio della Chiesa di Cristo. “Da quel tragico 26 settembre 1997, quando a due riprese il terremoto ha seminato morte e distruzione in queste terre, si è sprigionato in Italia e nel mondo un vasto sentimento di concreta solidarietà, anch'esso da considerarsi tra i frutti più belli del comune sforzo per restituire all'umanità questa Basilica, scrigno di arte, luogo di preghiera, tenda d'incontro di quanti amano Dio, l'uomo, la pace, il creato, nel nome e sotto la protezione di san Francesco d'Assisi- disse il cardinale Sodano-. Rivolgiamo un commosso pensiero alle vittime del terremoto ed in particolare a quelle causate dai crolli interni della Basilica, a seguito della seconda e violenta scossa tellurica. Preghiamo per i due tecnici della Sovrintendenza umbra, Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella, e per i due frati, padre Angelo Api e padre Zdzislaw Borowiec, che hanno perso la vita nella Basilica”.

Il senso profondo del mistero cristiano

Nella dedicazione solenne del nuovo altare, la liturgia richiamava l’Antico Testamento dove l'altare era venerato come il luogo fisico della mistica e reale presenza della maestà e della misericordia di Dio. Giacobbe, dopo avere ricevuto in sogno da Dio stesso la benedizione e la promessa della discendenza, eresse in Betel una stele e versò olio sulla sua sommità, poiché là era la casa del Signore degli eserciti, la porta del cielo. La visione avuta da Giacobbeindica il significato del tempio:  Giacobbe vide una scala che andava dalla terra al cielo, una scala sulla quale Dio scendeva verso l'uomo e l'uomo poteva salire verso Dio. Una “anábasis” di Dio verso l'uomo e una “katábasis” dell'uomo verso Dio. Era una visione che già prefigurava il profondo senso del mistero cristiano, e cioè della venuta di Dio tra gli uomini. Anzi è una visione che già faceva prevedere l'aspetto tipico del cristianesimo, che lo distingue da tutte le altre religioni, e cioè il fatto di Dio che si fa uomo, venendo ad abitare tra gli uomini.

Le spoglie mortali del Poverello

Sulla porta di ogni tempio, evidenziò Sodano, si potrebbe scrivere quello che ho letto una volta in una chiesetta di campagna: “Qui si entra per amare Dio, di qui si esce per amare gli uomini“. In ogni chiesa, sottolineò Sodano, vi è un centro è l'altare del sacrificio eucaristico. San Francesco di Assisi, le cui spoglie mortali sono custodite proprio nella Basilica di Assisi, esclamava pieno di fede:  “Ecco, il Figlio di Dio ogni giorno viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote”.

La mostra itinerante del ‘98-99

Vent’anni fa la rassegna “Splendore di Assisi” rappresentò una sorta di “restituzione” al mondo di un tesoro di memorie ed azioni che ha illuminato e riavvicinato culture diverse. Il significato del francescanesimo e la cultura comune che da questo ha preso forza, anche attraverso opere e documenti di arte sacra che sono veri e propri “monumenti del sapere”,  fu ricordato da Padre Pasquale Magro, Direttore del Museo della Basilica di Assisi. Assisi intesa come “città  fondante” e San Francesco come “fondatore della moderna cultura occidentale”, soprattutto per quanto concerne la tolleranza e la riscoperta del ruolo della natura quale forza solidale con l'uomo furono i temi affrontati nella mostra itinerante. Il trasporto del “Tesoro di San Francesco” fu affidato all'Alitalia, l’assicurazione delle opere fu garantita dal ministero dei Beni culturali e l'allestimento ai musei stranieri. Il Tesoro di San Francesco fu esposto a Parigi al Petit Palais (con 300 mila visitatori), al Metropolitan Museum di New York, negli spazi della Collezione Lehman e a Kobe, città giapponese devastata dal terremoto.

Giacomo Galeazzi: