Non vorrei che il virus mortifero del ‘prima noi e poi gli altri’, del ‘prima gli italiani’, abbia intaccato anche le comunità cristiane che, dimenticando la dimensione costitutiva della carità in tutte le sue manifestazioni, diventano sterili e insignificanti”. Lo ha detto mons. Renato Boccardo, delegato della Conferenza episcopale umbra per il Servizio alla Carità, in occasione della presentazione a Perugia del primo Rapporto sulle povertà intitolato “La speranza dei poveri non sarà mai delusa” redatto dalle otto Caritas diocesane dell’Umbria.
Il rapporto
Nel 2018, in Umbria, la quota di famiglie in povertà relativa è stata pari al 14,3%, in crescita rispetto al 12,6% dell’anno precedente. Anche se rispetto alle famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà l’Umbria si colloca leggermente sopra la media nazionale dell’11,8%. Nel 2018 i Centri di ascolto delle 8 Caritas diocesane hanno censito 4.599 beneficiari: 2101 erano disoccupati, 563 occupati, 270 casalinghe, 250 pensionati. E, ancora, 283 senza fissa dimora, 2630 con figli, 45 con figli disabili. Gli italiani sono stati 1540, 1368 i provenienti dall’Africa. Tra i molteplici interventi realizzati da Caritas, segnalata l’espansione delle attività di ascolto e dei servizi di alloggio, attraverso varie strutture di accoglienza. Alla presentazione del rapporto, avvenuto domenica scorsa, il presule ha sottolineato come nelle Caritas umbre ci sia una povertà di generosità, ossia stia calando notevolmente il numero dei volontari e sta mutando lo stile del servizio della carità: “Come discepoli di Gesù, non possiamo trascurare la sua esortazione: ‘Quello che avete fatto al più piccolo dei fratelli, lo avete fatto a me’. È una sfida che ci attende, non piangerci addosso: non possiamo chiudere il nostro cuore alle ferite dell’uomo”.