La diocesi di Carpi si è impegnata in questo anno pastorale a diffondere l’esperienza di vita di Odoardo Focherini anche a livello pubblico con iniziative culturali e nelle scuole. “Muoio con la più pura fede cristiana; credo sommamente, come sempre ho creduto, nella religione cattolica, nella Chiesa e nel Papa”, disse con incrollabile fede.
Il senso del martirio
“Offro la mia vita per la mia diocesi e per la pace nel mondo”: con queste parole, parte del testamento raccolto dai compagni del lager di Hersbruck, il carpigiano Odoardo Focherini rese esplicito il senso del suo martirio nel dicembre del 1944. La Chiesa di Carpi, insieme alle istituzioni civili e militari del territorio, ha ricordato ieri l'eroica testimonianza di fede con la concelebrazione presieduta dall’arcivescovo Erio Castellucci in occasione della Giornata mondiale della pace. La liturgia, riferisce il Sir, è stata animata come ogni anno dalla Consulta delle aggregazioni laicali ed è stata caratterizzata da alcuni segni particolari per evidenziare la testimonianza e soprattutto l’attualità delle scelte che hanno portato al martirio il Beato Focherini, “esempio di carità e di coerenza ai propri ideali di libertà”.
Un'eredità da raccogliere
Nel messaggio di papa Francesco per la 53ª Giornata mondiale della pace che ha per tema “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”, viene sottolineata, rispetto ai fatti tragici del passato, l’importanza dei testimoni o di chi ne ha raccolto l’eredità perché “offrono alle future generazioni il servizio imprescindibile della memoria, che va custodita non solo per non commettere di nuovo gli stessi errori o perché non vengano riproposti gli schemi illusori del passato, ma anche perché essa, frutto dell’esperienza, costituisca la radice e suggerisca la traccia per le presenti e le future scelte di pace”. Poi un passaggio che pare proprio pensato in riferimento al beato Focherini: “Ancor più, la memoria è l’orizzonte della speranza: molte volte nel buio delle guerre e dei conflitti, il ricordo anche di un piccolo gesto di solidarietà ricevuta può ispirare scelte coraggiose e persino eroiche, può rimettere in moto nuove energie e riaccendere nuova speranza nei singoli e nelle comunità”.
Apostolo della carità
Odardo Focherini nacque a Carpi il 6 giugno 1907. Ricevette il battesimo il 9 giugno successivo e la Cresima l’11 maggio 1913. Fin dagli anni giovanili frequentò con assiduità i Sacramenti e militò tra le file dell’Azione Cattolica Italiana, in cui svolse compiti di responsabilità, dapprima come educatore e poi come Presidente Diocesano, ricostruisce la Congregazione delle cause dei santi. Partecipò all’Opera Realina di Carpi a scopo educativo-caritativo e fu segretario del 1° Congresso Eucaristico diocesano del 1931. Il 9 luglio 1930 sposò Maria Marchesi da cui ebbe sette figli, tutti accolti con grande gioia e cresciuti con spirito di dedizione. Stabilì una profonda intesa familiare fondata sul rispetto reciproco, sul vero amore cristiano e vivificata dalla grazia del sacramento del matrimonio. Padre premuroso e solerte provvide ai bisogni della sua numerosa famiglia esercitando il lavoro di agente assicurativo. Per la diffusione ed il sostegno del pensiero cristiano contribuì alla fondazione del giornale cattolico per ragazzi l’Aspirante che si diffuse in tutta Italia.
L'impegno per la verità
Fu corrispondente de L’Osservatore Romano, e diede grande impulso a L’Avvenire d’Italia, divenendone amministratore nel 1939. Allo zelo per la causa della verità e della diffusione del Regno di Cristo mediante la stampa, Odoardo Focherini unì un eroico spirito di carità per il prossimo. A partire dal 1942 262 infatti, e grazie a un’efficace organizzazione da lui ideata, riuscì a metter in salvo oltre cento fratelli ebrei colpiti dalla persecuzione razziale. Per la sua luminosa fede, che si esprimeva nell’apostolato cattolico e giornalistico e che animava le coscienze a professare la verità e la giustizia, l’11 marzo 1944 fu fermato a Carpi, su ordine delle SS, e condotto in stato di arresto al carcere di San Giovanni in Monte di Bologna, da dove fu avviato al campo di concentramento di Fossoli. La sua via crucis, attraverso il campo di smistamento di Gries e il campo di concentramento di Flossenbürg, lo condusse alla destinazione definitiva di Hersbruck, dove giunse il 29 settembre 1944. Qui il Servo di Dio acquisì la consapevolezza che Dio gli chiedeva l’estremo sacrificio della vita a suggello della sua fedeltà al Vangelo. I documenti coevi mostrano che la volontà persecutoria nei suoi confronti fu motivata unicamente da odio verso la fede, e provano, da parte del Servo di Dio, l’accettazione della sofferenza, la fedeltà alla preghiera, la consolazione offertagli dalla fede, l’impegno costante nel rafforzare la fede degli altri, il perdono nei confronti del persecutore. Le piaghe ad una gamba e al piede, nella negazione assoluta di ogni possibile soccorso medico, sfociarono in una grave setticemia che nel progressivo strazio del fisico lo condusse alla morte il 27 dicembre 1944.