La missione più esigente e difficile è quella di ricostruire il tessuto sociale ed ecclesiale. Il terremoto – che ha colpito la zona il 26 e 30 ottobre 2016 – ha portato con sé anche un po’ di dispersione, sia tra coloro che hanno dovuto lasciare le loro case e si sono trasferiti altrove, sia nelle stesse relazioni sociali”. Lo spiega al Sir l'arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo.
“Se, infatti, all’inizio c’è stata una grande solidarietà tra gli stessi terremotati – evidenzia – piano piano sono tornate fuori le tensioni, le incomprensioni e gli individualismi che fanno parte della vita dell’uomo. E questo da qualsiasi parte. Come Chiesa di Spoleto-Norcia sentiamo l’urgenza di promuovere la tessitura dei legami sociali”.
Cantieri pastorali
Nei “cantieri pastorali” in cui è impegnata oggi la Chiesa di Spoleto-Norcia, è fondamentale la presenza dei sacerdoti. “Il terremoto ha indebolito anche le relazioni pastorali – commenta mons. Boccardo – basti pensare che per un anno i ragazzini non hanno avuto incontri di catechesi. Questo perché non c’era il posto materiale dove tenerli. Importante è stata la presenza dei sacerdoti. I nostri preti non si sono mai allontananti neanche mezz’ora dalla nostra gente, condividendo tutto con loro: hanno dormito in macchina, nei tendoni con altre 80 persone e poi nelle roulotte, ora grazie a dio hanno una casetta. La loro presenza e il loro stare in mezzo alla gente condividendone le difficoltà e i disagi è stato, in questi due anni, un grande segnale di vicinanza apprezzato da tutti”, ha concluso mons. Boccardo.